È bastata una dichiarazione del neopresidente francese Emmanuel Macron per far crollare a Piazza Affari il titolo di Fincantieri, che in mattinata accusava un ribasso del 4,2%.

Macron, intervenuto ieri nei cantieri della Stx France in occasione della consegna di una nave da crociera, ha detto di voler rivedere gli accordi raggiunti lo scorso aprile dal governo Hollande sulla cessione della società francese al colosso della cantieristica navale italiana.

LA VENDITA - Il tribunale di Seul impone al gruppo coreano Stx Offshore & Shipbuilding, in amministrazione controllata, di cedere alcune partecipazioni per pagare i creditori, così l'azienda asiatica decide di vendere la sua quota (il 66,6%) nella controllata francese. L'unica offerta, accettata, è quella dell'azienda triestina, controllata al 71,6% da Fintecna Spa, finanziaria del ministero dell'Economia.

Obiettivo di Fincantieri, come spiegato ai tempi dall'amministratore delegato Giuseppe Bono, è quello di avere una grande azienda che possa competere a livello globale con Cina e Usa.

Tuttavia, dopo il sì del tribunale di Seul, Fincantieri ha un altro scoglio difficile da superare: le trattative con l'Eliseo.

I cantieri navali di Sain Nazaire, quelli acquistati recentemente dall'azienda italiana
I cantieri navali di Sain Nazaire, quelli acquistati recentemente dall'azienda italiana
I cantieri navali di Sain Nazaire, quelli acquistati recentemente dall'azienda italiana

LE TRATTATIVE CON LA FRANCIA - Lo Stato francese detiene il restante 33,34% della Stx France. Non vede di buon occhio il fatto che una società controllata dallo Stato italiano detenga più del 50% nell'azienda, che ha anche un importante valore strategico.

Così Fincantieri, dopo mesi di trattative in cui Parigi arriva anche a minacciare la nazionalizzazione di Stx, per raggiungere un accordo è costretta a cedere ai paletti imposti dal governo Hollande.

L'azienda triestina resta azionista di riferimento, ma deve scendere sotto il 50%. Nell'operazione entrano l'azienda di Stato francese Dcns e la Fondazione Cassa di Risparmio Trieste. Queste le nuove quote societarie: la Fincantieri al 48,7%, lo Stato francese resta al 33,3% del capitale, Dcns ne prende il 12% e la fondazione triestina si prende il restante 6%.

LE CONDIZIONI - Questi i paletti imposti dall'Eliseo: Fincantieri non deve superare, per i prossimi 8 anni, la sua quota del 48,7%; deve garantire l'occupazione e l'aumento di ordini e investimenti; la Francia mantiene il diritto di veto sui dossier militari.

Il presidente francese Emmanuel Macron
Il presidente francese Emmanuel Macron
Il presidente francese Emmanuel Macron

MACRON - Tutte condizioni che Fincantieri ha accettato. E proprio ora che il colosso triestino inizia a coronare il sogno del suo ad Giuseppe Bono, quello di ottenere una leadership globale nel settore, è arrivato il dietrofront di Macron.

Il nuovo inquilino dell'Eliseo vuole rivedere gli accordi sull'azionariato, e dice di averne già parlato con il premier italiano Paolo Gentiloni.

Macron ancora non ha esplicitato le sue richieste, ma le indiscrezioni della stampa d'Oltralpe indicano essenzialmente due motivi.

In primis la quota italiana, del 54,7%, che è superiore a quella francese. Poi c'è la Fondazione Cassa di Risparmio Trieste, di Massimo Paniccia, che sarebbe ritenuta non del tutto autonoma da Fincantieri, che diventerebbe così azionista di maggioranza.

Da Trieste non è arrivato ancora nessun commento alle dichiarazioni di Macron.

Insomma, per una volta che è un'azienda italiana ad acquisirne una transalpina, ci pensa il proverbiale orgoglio francese a metterle i bastoni tra le ruote.

Sorprende che a farlo sia un forte sostenitore del libero mercato come Macron.

Davide Lombardi

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