La ripresa passa dai porti: «Ci sarà un rimbalzo dell’economia», dice il presidente dell’autorità del Mare di Sardegna Massimo Deiana, «e abbiamo le condizioni ideali per sfruttarlo: abbiamo a disposizione i fondi necessari e gli strumenti per poterli spendere».

Negli otto scali dell’Isola sono previsti investimenti per 550 milioni di euro: una cifra mostruosa, che per due terzi arriva dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dai finanziamenti per la transizione energetica. «L’unico vero limite è il tempo: dovremo collaudare le opere entro il 2026, un orizzonte abbastanza inusuale per il panorama sardo e, in generale, italiano».

Uno degli interventi principali riguarda il Porto canale. «Realizzeremo il nuovo terminal ro-ro, in modo da accogliere le navi che trasportano passeggeri e merci. I lavori dovrebbero iniziare nel 2023 e durare 36 mesi. Il progetto complessivo prevede anche una nuova strada di collegamento con la Statale 195».

I traghetti non attraccheranno più in via Roma. Nel frattempo sono stati abbattuti i silos del consorzio agrario: cosa sarà di quell’area?

«Il porto storico sarà totalmente dedicato alla nautica da diporto e alle crociere: tra quattro anni non ci saranno più i semi rimorchi e i contenitori delle merci. Avvieremo un ragionamento con i soggetti interessati per trovare una nuova destinazione d’uso. Si tratta di una zona strategica per la città, a cui si potrà accedere liberamente perché non ci sarà più la necessità di avere un’area sterile per le partenze».

La Zona economica speciale sta muovendo i primi passi e sarà decisiva per il rilancio del Porto canale: a chi sarà affidato lo scalo?

«Al momento è in corso un dialogo con i qatarini della Q-terminals: la società sta portando avanti la “due diligence”, cioè il controllo dei dati e dei bilanci: si spera che tutto questo porti alla formalizzazione di un’offerta. Ma sono arrivate manifestazioni di interesse anche da altre realtà importanti».

Quando si chiuderanno le trattative?

«Con i qatarini abbiamo iniziato a discutere un anno e mezzo fa: è legittimo pensare che si possano concludere entro la primavera. Il nostro obiettivo è avere un affidatario serio. Nel frattempo la legge di bilancio regionale ha istituito l’Agenzia dei lavoratori, questo vuol dire che in attesa del nuovo gestore del terminal gli operatori portuali avranno garanzie sul reddito e sulla formazione».

Crociere: dopo anni di crescita, la pandemia ha riportato il settore al punto di partenza. Come sarà il 2022?

«Ci avvicineremo ai livelli pre Covid. Ma l’anno decisivo sarà il 2023, durante il quale contiamo di consolidare la nostra posizione. Non solo a Cagliari: a Olbia c’è un interesse della Msc, e negli ultimi tempi siamo stati bravi a proporre un “sistema Sardegna”. Alcune navi vanno a Oristano e Arbatax, e anche Porto Torres ha il suo movimento. Cominciano ad essere apprezzate le crociere multiscalo, con varie tappe nell’Isola».

A Cagliari sono iniziati i lavori per realizzare il distretto della nautica sul versante est del Porto canale.

«Abbiamo a disposizione 27 milioni di euro, le opere si concluderanno tra un anno. Avremo 15 lotti di cantieristica che saranno affidati con una gara pubblica. Sarà una grande spinta per il porto turistico: gli yacht vanno dove possono fare il rimessaggio. E nel frattempo sta ripartendo la gara per il waterfront di via Roma, dove son previsti grossi investimenti di capitali privati».

Quali sono gli altri interventi programmati nei prossimi anni?

«Con 72 milioni di euro realizzeremo l’elettrificazione delle banchine, un passaggio molto importante per la transizione ecologica: le navi potranno spegnere i motori quando saranno ormeggiate in porto, evitando di affumicare le città con i loro gruppi elettrogeni».

Nell’orbita dell’authority è entrato da poco lo scalo di Arbatax: cosa farete per rilanciarlo?

«Le navi devono poter fare scalo facilmente: al momento non è molto appetibile né dal punto di vista commerciale né sotto il profilo tecnico. Deve riuscire ad accogliere traghetti più grandi. Ci sono i finanziamenti per realizzare una banchina dedicata all’accoglienza delle navi da crociera».

Anche i porti del nord hanno necessità di interventi strutturali.

«Lo scalo di Olbia al momento rappresenta i tre quinti del traffico passeggeri e ha grandi potenzialità per il mercato crocieristico. Stiamo sviluppando la parte mercantile nel molo Cocciani, le aree a disposizione saranno sostanzialmente raddoppiate. Ma l’intervento principale riguarda il dragaggio del canale di accesso».

All’ingresso del porto ci sono i filari della mitilicoltura: dovranno traslocare?

«Dobbiamo poter accogliere le navi in sicurezza: è necessario un dialogo con gli operatori in modo da trovare soluzioni tecniche per spostare gli impianti».

A proposito: la politica gallurese vorrebbe trasferire l’authority a Olbia.

«È un argomento che viene ripreso ciclicamente e non mi appassiona, perché molto marginale. Io sono amministratore di un ente unico per tutta la Sardegna, se si vogliono creare due o tre autorità bisogna modificare la legge, ma io non posso incidere in questo processo».

C’era l’impegno per istiture una doppia sede.

«Ora la presidenza è a Cagliari, ma andiamo dappertutto, maciniamo migliaia di chilometri ogni anno. E non accetto che si parli di visioni cagliaricentriche o nordcentriche. Il concetto di un’autorità di sistema è virtuoso, consente di gestire in maniera più equa le risorse disponibili. Per capirci meglio: i porti piccoli e poco produttivi, come quello di Arbatax, non avrebbero mai trovato le risorse necessarie per gli investimenti strutturali di cui hanno bisogno».

Michele Ruffi

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