Interrogazione al presidente del Consiglio dei ministri sul rilancio della Carbosulcis. A firmare il documento, indirizzato anche al ministro dello Sviluppo economico e a quello della Transizione ecologica, sono Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato, e il senatore Emilio Floris.

Gli esponenti azzurri partono dalla considerazione per cui “il conflitto russo-ucraino ha sconvolto i mercati internazionali delle materie prime energetiche e rischia fortemente di penalizzare l’economia e le famiglie italiane; in particolare in Italia si impone un ripensamento delle fonti energetiche”. Bernini e Floris ricordano le dichiarazioni di Mario Draghi “sul possibile mantenimento in vita delle 7 centrali a carbone presenti in Italia”, tra cui quelle sarde di Fiumesanto e Portovesme. “Il governo italiano – si legge ancora – ha assecondato l’avvio del Piano di chiusura della miniera di Monte Sinni, ultima miniera di carbone in attività in Italia, che si concluderà nel 2027”, e “il 31 dicembre 2018 si è conclusa l’attività di estrazione del carbone dalla miniera di Monte Sinni”, mentre “la Carbosulcis non ha ancora concluso l’attività di chiusura della miniera e la stessa ha potenziali estrattivi di immediata lavorazione per circa 25 milioni di tonnellate, con potenzialità successive di coltivazione fino a 100 milioni”.

In questo senso i due senatori evidenziano “l’interesse strategico che può assumere in questo momento l’ultima miniera di carbone in Italia per garantire al nostro Paese una riserva certa di prodotto di base necessario alla produzione energetica attraverso le centrali a carbone”.

Quindi la richiesta: Bernini e Floris chiedono di sapere “se il governo italiano stia considerando la disponibilità del sito carbonifero in località Monte Sinni”, inoltre “se si intenda intervenire presso la Commissione europea” affinché venga rivisto il Piano di chiusura “che coinvolge il sito e la Carbosulcis e il conseguente mantenimento in sicurezza e ripristino delle potenzialità estrattive limitatamente all’area di Nuraxi Figus”. Ancora, se esista la possibilità che la miniera di Monte Sinni venga riconosciuta come riserva strategica carbonifera del Paese e, infine, “se si intenda valutare la possibilità di fissare in anni 20 la verifica sulle opportunità del prolungamento in vita dell’attività estrattiva e di riconoscere la gestione delle strutture minerarie di interesse pubblico”, predisponendo di seguito un piano di dettaglio “che determini potenzialità estrattive nel breve, medio e lungo termine, da attivare in caso di necessità e un piano di addestramento del personale necessario, con individuazione delle attrezzature necessarie”, determinando “sul bilancio dello Stato un apposito stanziamento a copertura dei costi”.

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