Con la riforma del catasto non ci sarà un aumento dell'imposizione fiscale: “Nessuno pagherà più tasse sulla casa”.

 Il messaggio del premier Mario Draghi, da Bruxelles, arriva forte e chiaro, alla vigilia di un altro voto a rischio sulla revisione del sistema catastale italiano che teoricamente dovrebbe permettere all’Agenzia delle Entrate di individuare gli immobili sconosciuti al fisco e rideterminare i valori di mercato. Ma, si affretta a dire il governo, senza cambiare le tasse.

Domani la commissione Finanze si esprimerà su un altro emendamento soppressivo del catasto, presentato dall'opposizione, su cui i partiti che sostengono l'esecutivo potrebbero nuovamente spaccarsi.  Come giovedì scorso quando, nella stessa commissione, la riforma del fisco (e la tenuta del governo) si è salvata per un solo voto: ben 22 componenti della commissione, tra cui parlamentari di Lega, FI e CI, hanno votato sì all'emendamento soppressivo dell'articolo 6 della delega, 23 invece si sono opposti.

Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia è agguerrita: "Nell'ultima settimana la priorità del Governo a trazione Pd è stata la riforma del catasto, per aumentare le tasse e mettere le mani nelle tasche degli italiani. Fratelli d'Italia rinnova il suo appello a chi ha preso insieme a noi un impegno preciso con i cittadini: votiamo no alla delega fiscale e diciamo no a nuove tasse sulla casa". L'orientamento di Forza Italia è l’astensione o il non voto come riferiscono fonti parlamentari azzurre: "Resta aperto il nodo politico, noi speriamo in una mediazione", sottolineano le stesse fonti aggiungendo che non si capiscono le ragioni della “insistenza” del governo Draghi su questo tema. 

La settimana si preannuncia complicata per il governo: oltre al nodo catasto (la riunione della commissione, inizialmente prevista nel primo pomeriggio slitta in serata per permettere ai suoi componenti di partecipare ai funerali dell'ex ministro Antonio Martino), in ballo c'è anche la proposta di FdI sul presidenzialismo che inizierà il suo iter in Affari Costituzionali.

Sulla concorrenza il termine degli emendamenti è stato fissato al 14 marzo, mentre sugli appalti, attesi nell'Aula al Senato mercoledì, si cerca fino all'ultimo minuto utile una mediazione. Per ora lo stallo riguarda un pacchetto di emendamenti considerati "imprescindibili" dalla maggioranza e che il governo invita a riformulare.

(Unioneonline/D)

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