Le quotazioni del petrolio, dopo i picchi delle settimane scorse, calano giorno dopo giorno e gli effetti della guerra tra Russia e Ucraina non stanno ancora realmente condizionando le scorte internazionali di greggio, eppure un pieno di benzina costa sempre di più e quello del diesel, da sempre più economico per via di accise meno pesanti, ha addirittura sorpassato la "verde". E in tutta la Sardegna va in scena la protesta degli autotrasportatori.

Se chi pagava il gasolio un euro e settanta al litro qualche settimana fa ora ne spende due e trentacinque, e le sue tariffe per il trasporto restano invariate, il guadagno semplicemente non c'è più. I camionisti sardi presidiano i porti (i due cagliaritani, Olbia e Porto Torres) per bloccare le merci, attraversano e rallentano la Carlo Felice, organizzano presidi in diversi punti della Sardegna.

"Perché lavoriamo senza più guadagnare”, sbuffa Piero Muscas di Pauli Arbarei al varco Dogana del porto cagliaritano di via Roma. “E ci hanno aumentato del 170% anche gli additivi per i motori euro 4 e dintorni”, aggiunge Antonello Marica di Sinnai, del presidio al Porto canale. Devono aggiungerli al carburante.

Rinnoveranno l'autorizzazione a manifestare notte dopo notte, i camionisti furibondi, e quella appena passata l'hanno trascorsa davanti agli ingressi degli scali. “A oltranza, si decide giorno per giorno”, ripetono.

LA SPECULAZIONE – "Sono mesi che cerchiamo di lanciare l'allarme, è in atto una speculazione che sta andando avanti indisturbata pesando ogni giorno sui portafogli dei sardi – dice Giuseppe Balia, presidente regionale dell'Angac, associazione di gestori di carburante autonomi nata proprio in Sardegna e allargatasi a tutta l'Italia per arginare lo strapotere delle grandi compagnie -. Non è difficile da comprendere, le speculazioni le fanno coloro che possiedono il prodotto, non chi lo distribuisce al consumatore. Noi siamo solo l'ultimo anello, quello più debole, della catena”.

Per Vittorio Pelligra, docente di politica economica all'Università di Cagliari, “l'inflazione stava in realtà aumentando anche prima che scoppiasse la polemica sui carburanti, ma di certo la guerra russo-ucraina ha accelerato l'impennata dei prezzi. D'altronde l'incertezza assoluta che il conflitto ha creato non poteva che sconvolgere i mercati finanziari che si muovono proprio in base alle aspettative sul futuro. Aspettative oggi non rosee”. Insomma, puntare il dito sui colpevoli del caro carburanti non è semplice: “C'è chi di sicuro ne sta approfittando – ammette il docente – i Paesi arabi produttori di petrolio hanno infatti respinto le richieste di aumentare le estrazioni, innescando un inevitabile aumento dei prezzi”. 

LA REGIONE – "La Regione è vicina al mondo degli autotrasportatori ed è pronta a sostenere la loro battaglia”, si legge in una nota ufficiale. “Abbiamo confermato che saremo al loro fianco per sollecitare una risposta immediata da parte del Governo”, aggiungono gli assessori Alessandra Zedda e Giorgio Todde. Oggi incontreranno il viceministro delle Infrastrutture, Teresa Bellanova: si spera che la situazione si sblocchi non soltanto con un intervento del Governo sulle accise che sempre (e da sempre) moltiplicano il prezzo dei carburanti, ma anche nei confronti delle compagnie petrolifere.

(Unioneonline)

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