L’agropirateria internazionale – ovvero la commercializzazione di prodotti falsamente identificati come Made in Italy – vale complessivamente 100 miliardi di euro ed è un fenomeno cresciuto del 70% in dieci anni. Parmesan, Prosek e altre eccellenze “copiate” all’Italia finiscono infatti sempre più sulle tavole di tutto il mondo.

Questo quanto emerso dall’evento "Made in Italy ed eccellenze della cucina italiana. Viaggio intorno al mondo del 100% Italian Taste", promosso da Ita0039 by Asacert, in collaborazione con la Fondazione UniVerde e con il supporto di Coldiretti e Fondazione Campagna Amica.

"Ben otto italiani su 10 pensano che debba esserci una certificazione che si occupi di tutela del Made in Italy nel campo della ristorazione. L'omologazione del cibo fatto in laboratorio, di cui si parla sempre più spesso, è contrario alla salute dei consumatori - ha detto Fabrizio Capaccioli, amministratore delegato di Asacert e ideatore del Protocollo Ita0039 -. Ci battiamo per filiere controllate e certificate, in favore proprio della salubrità degli alimenti che finiscono anche sulle tavole dei ristoranti".

Per Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, "l'agroalimentare è la prima realtà economica del Paese, occorre quindi dare slancio con convinzione alle filiere, alle imprese oneste e ai territori che rappresentano l'eccellenza e il patrimonio economico del Made in Italy nel mondo. Per garantire qualità e competitività all'export, in termini di innovazione, sostenibilità, e per combattere agropirateria e italian sounding, il governo deve sostenere l'agroalimentare italiano destinando importanti risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la tutela delle produzioni del Belpaese e rispondere all'emergenza del cibo falso. Solo così si potrà difendere l'origine e l'autenticità dei prodotti italiani e recuperare le risorse sottratte dalla contraffazione internazionale".

"Vogliamo arrivare a 100 miliardi di esportazioni dell'autentico Made in Italy entro il 2030. Per farlo l'alleanza con i ristoranti italiani nel mondo è fondamentale, anche dal punto di vista culturale - ha sottolineato infine Gianluca Lelli, capo area economica di Coldiretti -. L'agricoltura è il carburante del comparto della ristorazione, ambasciatore della cultura del cibo italiano all'estero. Ogni ristorante, dove c'è il prodotto italiano originale, diventa non solo vetrina ma spazio di trasparenza e formazione. I consumatori italiani sono ormai da tempo abituati a destreggiarsi tra le diverse certificazioni e sono perfettamente consapevoli di quanto questo strumento sia utile ad orientare le proprie scelte di consumo verso il prodotto 100% italiano. Questa attenzione alla qualità va trasferita anche al consumatore straniero per far capire come difendersi da falsi e italian sounding".

(Unioneonline/F)

© Riproduzione riservata