L’affare è miliardario, tutto giocato nei meandri della politica, degli affari e delle lobby. In ballo, in questo risiko societario e finanziario che vorrebbe privatizzare le porte d’ingresso di un’Isola isolata, c’è molto più di un aeroporto strategico come quello di Cagliari. La partita è tra mercati turistici da valorizzare o mortificare, tra territori da sacrificare e altri da sfruttare. Uno scacchiere controverso e ambiguo, dove molto spesso gli interessi pubblici si sovrappongo a quelli privati, dove le istituzioni possono scegliere la strada del silenzio complice o quella dell’opposizione strenua. Di certo non c’è più molto tempo per sapere da che parte stare.

Show down

Lo ”show down” è fissato: entro il prossimo 30 aprile la Camera di Commercio di Cagliari deve sciogliere la riserva: andare avanti con la privatizzazione dell’aeroporto cagliaritano, cedendo di fatto armi e bagagli al privatissimo fondo F2i, oppure fermarsi dinanzi ai pesantissimi pareri contrari di istituzioni, Magistratura contabile e civile, associazioni datoriali e la stessa Regione che ha impugnato tutti gli atti dell’operazione. I tempi sono scanditi nei deliberati dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato: «il termine per l’avveramento delle condizioni sospensive, inizialmente fissato al 31 dicembre 2023, è stato esteso fino al 30 aprile 2024 ai sensi di un accordo modificativo dell’Accordo di Investimento sottoscritto il 29 dicembre 2023».

Clausole sospensive

È tutta qui la partita della privatizzazione dello scalo del sud Sardegna: la Camera di Commercio di fatto ha già deciso la “fusione” del 94,4% delle quote dell’aeroporto di Cagliari con quelle di Ligantia, la compagine di F2i, Black Rock e Fondazione Sardegna che detiene la maggioranza degli aeroporti di Olbia e Alghero, ma si è imposta la data del 30 aprile per verificare se tutte le “clausole sospensive” si siano positivamente avverate. In realtà, per mandare a monte quell’operazione, non ci sarebbe nemmeno da attendere la scadenza prefissata.

Corte dei Conti

Una delle clausole prevedeva, infatti, il via libera dei Magistrati della Corte dei Conti che, invece, nei mesi scorsi l’hanno pesantemente negato con argomentazioni tanto insuperabili quanto decisive. Sarebbe bastato quella sentenza obbligatoria della Magistratura contabile per far saltare tutto, ma nei palazzi di Piazza Yenne, sede della Camera di Commercio cagliaritana, si pianifica il blitz prima di fine mese, come se il verdetto della Corte dei Conti fosse carta straccia. Un parere che mette spalle al muro la Camera di Commercio con una semplice considerazione: la vostra mission istituzionale riguarda solo ed esclusivamente il territorio di Cagliari e Oristano. In pratica per i Giudici contabili non è possibile cedere una propria società aeroportuale per occuparsi, seppur in minoranza, degli aeroporti di Alghero e Olbia.

Vietato sconfinare

In sostanza, fa rilevare la Corte dei Conti, non siete la “Camera di Commercio della Sardegna”, ma rappresentate due sole province: avete l’obbligo, con le vostre attività economiche, di restare nel confine del territorio di competenza. In conclusione, per la Corte dei Conti, non si può privatizzare un bene societario di quella rilevanza, decisivo per il futuro della Sardegna. Il rischio, secondo i Giudici, è quello di “investire” e “distrarre” gli eventuali profitti dell’operazione, limitati ad un mero con-cambio azionario, senza alcun tipo di guadagno economico per la Camera di Commercio, finendo per investire quelle azioni in un territorio fuori dai confini provinciali.

Ignorare i Giudici

Nei piani alti della finanza, però, a partire da F2i per arrivare alla Camera di Commercio, sono convinti di poter ignorare “la sentenza” dei Magistrati contabili, nonostante i Giudici abbiano messo nero su bianco un messaggio cifrato e sibillino: se deciderete di andare avanti ve ne assumerete tutte le conseguenze. L’affare, però, è talmente rilevante che i protagonisti della privatizzazione potrebbero decidere di non fermarsi, nonostante quelle clausole sospensive. Tra i potenziali stop dell’operazione, però, la Camera di Commercio, non aveva mai fatto cenno alla posizione della Regione.

Bivio regionale

In realtà, invece, la giunta regionale, quella precedente, due atti li ha adottati e non di poco conto: è intervenuta “ad adiuvandum”, a sostegno del ricorso contro l’operazione presentato al Tar dalla ConfCommercio; ha presentato un ricorso al Giudice civile sull’esclusione della Regione dal processo decisionale per la fusione degli aeroporti del nord Sardegna. La resa dei conti, dunque, sarà proprio in sede giudiziaria, e sarà imminente: i Giudici del Tar, infatti, avevano ritenuto la posizione della Corte dei Conti sufficiente per bloccare l’operazione “privatizzazione”, ma qualora la Camera di Commercio dovesse decidere di andare avanti la causa sarebbe “richiamata” immediatamente dal Collegio del Tar per discuterla nel merito, con tutto quel che ne consegue. È in questo passaggio chiave che la posizione della Regione sarà dirimente: se l’Avvocatura regionale confermerà l’intervento “ad adiuvandum” di viale Trento è evidente che, per F2i e Camera di Commercio, proseguire nella “fusione-privatizzazione” non sarà facile.

Doppia privatizzazione

Nello scacchiere aeroportuale sardo, però, sta per irrompere, come un ulteriore tsunami, la notizia comunicata ai mercati finanziari con la quale è stata annunciata la messa in vendita del 49% della quota di “2i Aeroporti”, la holding di F2i, il fondo che dovrebbe prendere in mano la gestione anche dello scalo cagliaritano, dopo quelli di Alghero e Olbia. A cedere le quote che rientrano, dunque, nel sistema finanziario del fondo che sta pianificando lo “scacco matto” degli aeroporti sardi, sono la compagine fondiaria francese Ardian e la Credit Agricole Assurances.

Emiri & americani

Il valore della quota messa in vendita è stimato intorno al miliardo di euro. Tra i portafogli internazionali interessati all’operazione c’è di tutto e di più: dai fondi del Qatar a quelli degli Emirati, da quelli americani di Brookfield e JP Morgan, che andrebbero ad aggiungersi a quelli di Black Rock, sino all’interesse manifestato da Interogo, la holding della famiglia Kamprad, quella proprietaria di Ikea. Dunque, si tratta di una sorta di “doppia privatizzazione” che potrebbe finire per portare gli aeroporti isolani in mani di Emiri e altri fondi finanziari internazionali pronti a capitalizzare la stessa “privatizzazione” perseguita dalla Camera di Commercio di Cagliari. Uno scacchiere internazionale-finanziario in pieno movimento che lascia presagire ulteriori insidie per l’intero sistema aeroportuale sardo.

Regione umiliata

A restare totalmente tagliata fuori da questa partita sarà proprio la Regione sarda. Se l’operazione finanziaria andrà avanti, viale Trento non toccherà palla. Il fondo “F2i” e Camera di Commercio, infatti, si sono già spartiti lo scacchiere delle poltrone: F2i nominerà l’amministratore delegato e i vertici camerali designeranno il presidente della società. Per il Palazzo regionale lo schiaffo è già scritto nei patti Parasociali: gli spetterà un solo posto nel Consiglio di amministrazione.

Nomina pro forma

Una nomina pro forma, senza alcun peso, ulteriormente umiliante dopo le considerazioni svolte dall’Autorità Garante: «Si tenga, inoltre, presente che uno dei membri del C.d.A di Ligantia, sulla base di quanto previsto dal Patto Parasociale, è designato su proposta della Regione Sardegna (la quale non detiene quote del capitale sociale di Ligantia) ed è nominato dall’Assemblea dei soci di Ligantia in cui i due soci di maggioranza rappresentano complessivamente l’81% del capitale. Si ritiene, quindi, che anche tale esponente, pur proposto dalla Regione, debba considerarsi espressione dei due soci di maggioranza». Come dire, indicatelo pure, ma la nomina la fanno comunque i soggetti che hanno pianificato la privatizzazione. Per la Sardegna e i sardi lo scenario è inquietante: nel giro di pochi giorni potrebbero ritrovarsi senza le chiavi per entrare e uscire da casa loro, un’Isola isolata.

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