Il ricorso sarà depositato ufficialmente giovedì, ma ormai è deciso: la Regione impugnerà la Finanziaria nazionale per il 2019. Lo ha deliberato la Giunta guidata da Francesco Pigliaru, su proposta dell'assessore alla Programmazione Raffaele Paci, nella penultima riunione prima del voto di domenica 24 (un'altra seduta dovrebbe tenersi venerdì).

La ragione dell'offensiva giudiziaria sta sempre nella vertenza sugli accantonamenti, ossia i 536 milioni che lo Stato pretende dalla Sardegna per contribuire al risanamento del debito pubblico. Benché le sentenze della Consulta abbiano sancito che una parte di quel contributo (285 milioni) non è più dovuto, e dovrebbe semmai essere ricontrattato, il bilancio statale per l'anno in corso ha nuovamente previsto di trattenere la somma corrispondente dai gettiti fiscali che spetterebbero all'Isola.

Da qui la decisione di presentare ricorso, come avvenuto per altro nei confronti delle tre Finanziarie precedenti, varate dai governi Renzi e Gentiloni.

In questi giorni i legali incaricati dalla Giunta stanno anche studiando le altre azioni giudiziarie annunciate nelle scorse settimane (un'ingiunzione di pagamento davanti al giudice civile e un ricorso per ottemperanza alla Corte costituzionale) per ottenere invece la restituzione dei 285 milioni pagati indebitamente nel 2018.

Sarà poi il nuovo presidente della Regione a decidere se andare avanti con i ricorsi, o se ripercorrere la strada della trattativa col governo che, negli ultimi due anni, non ha condotto a risultati concreti.
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