E’ un grande laboratorio a cielo aperto che si estende per circa un ettaro e mezzo nelle campagne di Ussana.

Una vera e propria vigna della memoria, ideata da Agris Sardegna, con circa 4500 ceppi di vite e 120 varietà di vitigni autoctoni, rari o poco conosciuti.

Il vigneto sperimentale di conservazione delle varietà sarde è un importante patrimonio di biodiversità viticole utilizzato, in parte, per poter produrre nuove tipologie di vino.

Tra i filari che disegnano le colline di questo angolo del Campidano di Cagliari, spicca per esempio, il Bovale Mannu, un’antica varietà presente dell’Isola che «dal punto di vista genetico è identica a quelle che in altre zone della Sardegna sono conosciute come Barbera sarda o Cagnulari», dice Gianni Lovicu, responsabile del settore vitivinicolo di Agris e coordinatore del progetto Akinas, attivato in collaborazione con il Centro regionale di programmazione e con l’Istituto per l’enologia di Asti e l’Università di Milano Bicocca.

"Tra il Mandrolisai e la Barbagia di Belvì sono state ritrovate viti selvatiche con le stesse caratteristiche genetiche. Un indizio che autorizza i tecnici a parlare di vitigno indigeno dell’Isola".

Così come lo è il Cannonau bianco una varietà presente in diversi areali sardi".

Bastano pochi passi per scopre, nella vigna-laboratorio di Ussana, la Monica bianca e il Moscato giallo particolarmente adatto per la spumantizzazione. E poi un’altra rarità, l’Axina de tres bias, una pianta che, come dice il suo stesso nome, fruttifica tre volte. «Nel centro dell’Isola è conosciuta come Ocru ’e boe. È un’antica varietà che si utilizzava per i pergolati. Il Moscatellone o Zibibbo o Moscato d’Alessandria, è figlio di questa varietà".
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