«Paolo Pillonca fu un profeta di sardità, antico e moderno. I paesi che visitava lo rimpiangono, gli anziani riscoprivano con lui la forza della tradizione mentre i giovani imparavano i versi delle sue canzoni. Ovunque donava la sua cultura e il suo sincero attaccamento all'Isola».

Così scrive Tonino Oppes nella prefazione di "Pàulu ses tue" (Domus de Janas, 276 pagine, euro 25) volume voluto dalla Fondazione di Sardegna e dal Comune di Atzara - di cui Pillonca era cittadino onorario - che inanella quarantuno articoli pubblicati dal giornalista, scrittore e poeta di Osilo sulle principali testate locali (Il Messaggero sardo, L'Unione Sarda, La Nuova Sardegna, Làcanas) tra la metà degli anni Settanta e il 2018, anno della sua scomparsa avvenuta a Cagliari all'età di settantasei anni.

Personaggi sardi

Nei pezzi tratti dal Messaggero sardo, Paolo Pillonca indaga con giornalistica laicità profili di personaggi del calibro di Peppino Marotto («i suoi sono versi di largo impegno civile. Invano in essi si cercherebbe l'accademia, quei rimasugli arcaici che ancora imperversano in molta poesia sarda») e Annino Mele, la cui cattura stava lì a dimostrare che «i cosiddetti superlatitanti non esistono, e che un servizio di prevenzione e di controllo ben organizzato e diretto può garantire notevoli successi sul fronte della lotta alla criminalità».

L'Unione Sarda

Ampia la selezione di articoli pubblicati sulle pagine de L'Unione Sarda negli anni Ottanta, dai quali si appura come l'autore della propria terra conoscesse davvero tutto: dalla fauna («Le zone della Sardegna in cui i mufloni sono più presenti sono due: le foreste demaniali di Montarbu a Seui e di Montes a Orgosolo») alla toponomastica, dalla religione («A Lula, in Barbagia, a pregare Francesco d'Assisi vanno sempre in tanti: gente scalza, anche, per sciogliere un voto tra le spine della scorciatoia montana che porta al santuario») alle espressioni culturali, quali le dispute di poesia improvvisata «assurte a livelli tecnicamente molto complessi e incomparabilmente più vari rispetto ad analoghi fenomeni di altre aree, incluse quelle non mediterranee».

Scrittura in sardo

Su Làcanas, la rivista da lui fondata e tuttora guidata dai figli e dal nipote, Paolo Pillonca scriveva spesso in sardo concentrandosi sui temi a lui cari dell'identità e della lingua («A traigher sa limba est comente a traigher sa mama, at nadu in custos annos pius de una 'ia tiu Juanne Lilliu» ma anche su vecchi amori come quello per lo sport e per Gigi Riva, l'eroe dello scudetto rossoblù, «nessuno come lui: sensibile, laconico, sardus pater».

Accompagnato da tre recensioni di Cicito Masala, Manlio Brigaglia e Francesco Pintore, il volume è impreziosito dal docufilm in dvd curato dal regista Marco Gallus, che insieme alle testimonianze di amici e colleghi di Paolo Pillonca raccoglie rari documenti d'archivio e un ampio spezzone del concerto-omaggio di Piero Marras del 2019 ad Atzara, «calamida de tottu sos pintores/ tra sas biddas nodida/ pro dechidos fiores».

Versi emozionanti

Più di tutto emoziona e commuove riascoltare la voce del grande intellettuale sardo, che declama le sue poesie tanto rigorose, quasi severe, nel metro, quanto eleganti e ammantate di fascino e mistero nel suono e nel messaggio.

Sottolinea ancora Tonino Oppes: «Rileggendo i testi selezionati nel libro, si individua chiara l'indicazione di quali sentieri occorra seguire se si hanno davvero a cuore i temi dell'identità che si regge sui valori della storia, della cultura, della tradizione e sul bisogno di memoria».

Fabio Marcello

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