“Ci sono giornate in cui va tutto storto. È così per Camille, quando sotto un incredibile diluvio si trova con l’auto in panne e senza la possibilità di chiamare nessuno. Tutte le sfortune del mondo sembrano concentrarsi su di lei”.

Camille si ritrova sola nel bosco, il cellulare non prende né riesce a chiamare i soccorsi. Bussa alla porta di una casa e un uomo va ad aprire. È in quell’occasione che incontra Claude, un abitudinologo, ossia colui che riesce a dare una svolta nella vita delle persone.

Camille gli espone le frustrazioni che hanno finito per minare la sua gioia di vivere: “Non è che io sia proprio infelice, però non sono nemmeno felice… Ed è terribile, questa sensazione che la felicità mi sia scivolata fra le dita […] Niente di grave, ma… è come se avessi il cuore anestetizzato. Non so più se tutto questo ha un senso”.  L’uomo comprende subito quale malessere ha colpito Camille: abitudine acuta. La stessa che si manifesta con dei sintomi ben conosciuti, come la difficoltà a essere felice, nonostante l’abbondanza di beni materiali; e così le spiegherà Claude: “Sa, a prima vista l’abitudine sembra un male benigno, ma può scatenare seri danni alle persone […] non pensa che non ci sia niente di peggio di questa impressione di sprecare la vita per non avere avuto il coraggio di modellarla a immagine dei propri desideri, per non aver saputo rimanere fedeli ai propri valori profondi, ai bambini che siamo stati, ai loro sogni”.

Claude le mostra come la capacità di essere felici richieda un allenamento e una rivisitazione del proprio sistema di valori, nonché una rieducazione dello sguardo verso la vita e gli eventi. E Camille quel valore sembrava averlo perso. Eppure pensava di avere tutto per essere felice: un contratto a tempo indeterminato, un marito che la ama e un figlio che la adora. Ma con Sèbastien le cose non vanno bene, il loro rapporto è finito nelle sabbie mobili coniugali e il loro senso di coppia ha perso vitalità.

“Veloce” è divenuto il mantra della sua esistenza, ma soltanto dopo una burrascosa riunione di lavoro, Camille decide di dare una svolta alla sua vita. Si affida a Claude e al suo metodo esperienziale, che prevede piccole trasformazioni quotidiane. Lui le lascia un messaggio importante: “Ognuno di noi ha un dovere verso la vita, non crede? Imparare a conoscersi, diventare consapevole del fatto che il tempo è contato, fare scelte in cui si crede e che abbiano un senso. E soprattutto non sprecare i propri talenti”. Camille comincia così a praticare “la terapia del vuoto”, facendo dapprima ordine nella sua casa, per poi procedere alla pulizia interiore, per sbarazzarsi di tutto quello che inquina la sua vita. Claude le insegnerà che, per allenare la sua autoaffermazione, dovrà diventare la migliore amica di se stessa, valorizzarsi e mostrarsi indulgente nei suoi confronti. Le mostrerà inoltre l’importanza di tagliare gli aspetti nocivi del passato e mettere in moto una trasformazione positiva, senza perdere tempo a rimuginare sul passato o a tormentarsi sul futuro, ma vivendo il presente. “La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola” è un libro di Raphaëlle Giordano, edito da Garzanti.

Questo romanzo è un viaggio di introspezione, che parte dagli aspetti più superficiali fino a giungere alla profondità del rapporto con noi stessi. Come emerge da questo libro, lo sradicamento delle proprie abitudini richiede uno sforzo importante, in quanto la ripetizione schematica dei comportamenti è insita nell’essere umano, poiché rassicurante e prevedibile. Talvolta, però, l’abitudine diventa affossante, ingabbia i rapporti e la vita stessa, spegnendone la vitalità. E questo romanzo ci insegna che è proprio dai momenti peggiori che può partire la vera svolta, perché come ci ricorda il libro: “Il cambiamento è una porta che si apre solo dall’interno”.

Un dettaglio della copertina
Un dettaglio della copertina
Un dettaglio della copertina
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