Si è concluso con la proiezione del documentario “Enrico Berlinguer: l’ultimo viaggio in Sardegna” il fitto ciclo di incontri organizzati dall’omonima Fondazione per discutere le idee e le relazioni del leader comunista con la cultura e le sue espressioni nel periodo in cui si sviluppava la sua leadership, tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso.

«Siamo partiti dalla ricostruzione di un pensiero politico – ha spiegato Tore Cherchi, presidente del comitato di indirizzo della Fondazione - ma contemporaneamente abbiamo sviluppato un dibattito sul presente sul rapporto tra politica e cultura, tra politica e scienza».

Tre dibattiti seguitissimi, tanto che la sala conferenze della Fondazione di Sardegna ha faticato a contenere il pubblico, a dimostrazione «del rispetto e dell’attenzione viva ancora oggi per quest’uomo, per un passato che ancora vive in tanti giovani che ne studiano gli insegnamenti», per dirla con Gianni Piras, presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Berlinguer.

«Berlinguer individua i giovani come interlocutori principali – gli ha fatto eco Antonello Cabras, ex presidente della Regione, nel suo intervento - perché la scienza e la tecnica sono promotrici di cambiamento, e i giovani sono più ricettivi da questo punto di vista». Quindi una tavola rotonda in cui le docenti Maria Del Zompo, Elisabetta Cerbai e Micaela Morelli hanno dialogato con la giornalista Susi Ronchi sull’attualità del pensiero del leader comunista.

Al termine della serata il documentario inedito, realizzato da un gruppo di studenti e studentesse del Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni culturali dell’Ateneo cagliaritano, ha proposto le testimonianze delle persone incontrate da Berlinguer durante l’ultimo viaggio nell’isola, a metà gennaio del 1984, pochi mesi prima della morte.

La voce del magistrato Gilberto Ganassi rilegge alcuni pensieri del politico sardo: “Mentre ero in trattoria con i giovani che mi avevano invitato a mangiare la pizza – dice all’inizio del filmato - mi sono chiesto cosa ne sarà della loro allegria, dell’intelligenza e della vivacità di oggi se le cose non cambieranno in Sardegna. Dobbiamo garantire loro lavoro e serenità e batterci per sventare il futuro incerto che incombe su loro e sulla Sardegna”.

«La moralità di Berlinguer è una lezione valida sempre, non in un’ottica passatista, nostalgica o agiografica – ha aggiunto Tore Cherchi - Ci sono pensieri lunghi che arrivano fino ad oggi: c’è una lezione anche metodologica nei suoi comportamenti».

(Unioneonline)

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