Una tavola imbandita nel cuore del foyer e un gruppo di ospiti che hanno aderito a un curioso invito spuntato sui social. Al Teatro Lirico di Cagliari è andata in scena ieri sera “L’Operacena con il maestro”, «un esperimento sociale che ha visto – tra i protagonisti – persone che non si conoscono tra loro, completamente diverse, che si sono ritrovate a condividere un momento di convivialità nel segno dell’Opera e della grande musica», spiega l’ideatore del progetto Giorgio Pitzianti. Tanti i momenti artistici che hanno intervallato la serata. Presente anche il sovrintendente Nicola Colabianchi, che ha contributo, insieme ad alcuni solisti dell’opera di Mefistofele, a coinvolgere gli ospiti nell’affascinante capolavoro di Arrigo Boito che torna a Cagliari dopo 62 anni. A sorpresa, tra i commensali, gli artisti del primo cast Rafał Siwek nei panni di Mefistofele, Marco Berti che interpreta Faust e Marta Mari che interpreterà Margherita con il secondo cast. Accompagnati dal pianista, il maestro Francesco Massimi, hanno regalato momenti davvero suggestivi e toccanti.

Il nome dell’iniziativa è un gioco di parole «che sfrutta il più comune e in voga “apericena”. Il format rappresenta un unicum per modalità a livello nazionale. È inaspettato, imprevedibile, può essere ovunque e con chiunque», spiega Pitzianti. «È stato lanciato clamorosamente –continua –  con un esperimento sociale in un giorno particolare e rischioso, come quello dello sciopero. L’intento era dare maggiore visibilità sia ai lavoratori che manifestavano, quasi creando un apparente scandalo, e  – al contempo – mettere in luce il lavoro immenso che c’è dietro le produzioni e le esibizioni, affrontando così anche tanti pregiudizi e problematiche che ruotano attorno ad esso e che non permettono di conquistare le nuove generazioni e nuove fette di pubblico. Questa è stata l’occasione per raccontare le storie di persone comuni alla luce dell’opera ma non solo: il format nasce anche per dare voce a progetti con scopo benefico e sociale così come avvenuto con la presenza di suor Silvia Carboni e di una rappresentanza “del suo clan” – come lei lo ha definito - che portano avanti il progetto “BorgoTreMani” per la realizzazione di un nuovo centro per l’accoglienza e il supporto di giovani portatori di fragilità». Con lei, nel foyer si sono ritrovati i primi ospiti, selezionati in parte attraverso i social ma anche attraverso una profilazione strategica: “perché dovremmo scegliere te?” si leggeva nelle storie Instagram del Teatro, nei commenti le più disparate e divertenti risposte da parte degli utenti coinvolti dall’iniziativa.

La serata è stata inaugurata da un dj set con l’aperitivo di benvenuto, e poi via con la cena, firmata dallo chef Francesco Zucca che ha accolto con entusiasmo l’iniziativa dell’esperimento e l’ha in gran parte sostenuta anche economicamente, preparando piatti nostrani e mettendo a disposizione il suo staff. La Fondazione, lato suo, ha contribuito con 700 euro per favorire l’esperimento sociale e il lancio del format, al quale hanno partecipato anche i tecnici delle luci, gli impiantisti e i fonici del Teatro. 

(Unioneonline/v.f.)

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