Il "follemente corretto" secondo Luca Ricolfi: «Colpa dei social, la sinistra non è immune da responsabilità»
Il docente di Analisi dei dati in un saggio esamina quella che definisce «una nuova patologia della società contemporanea»«Conviene spiegare che cosa sia il follemente corretto. Delimitarlo è impossibile. Ci sorprende sempre di più e inventa ogni giorno cose sempre più demenziali».
Il sociologo Luca Ricolfi, docente di Analisi dei dati e presidente della Fondazione “David Hume”, nel saggio “Il follemente corretto. L’inclusione che esclude e l’ascesa della nuova élite” (336 pagine, “Nave di Teseo”) esamina quella che definisce «una nuova patologia della società contemporanea».
Nel volume viene descritto il passaggio dal politicamente corretto al follemente corretto.
«Se devo individuare un responsabile – ha detto Ricolfi al Tg Cultura di Videolina - penso ai social. Questa degenerazione del politicamente corretto risale a 10-15 anni fa e coincide con l’affermazione dei social».
E la sinistra, secondo il sociologo, non è immune da colpe: «Si è imposta a sinistra la dicotomia inclusione-esclusione che ha sostituito la dicotomia uguaglianza-disuguaglianza. Fino a un certo punto la sinistra ragionava in termini di uguaglianza-disuguaglianza (pensate al libro di Norberto Bobbio del 1994). Poi è arrivato il mio collega Alessandro Pizzorno che ha convintamente dichiarato che «è tutto sbagliato, dobbiamo parlare di inclusione-esclusione. Questo ha cambiato completamente il modo di ragionare della sinistra che si è posta il problema dell’inclusione e non quello della riduzione delle disuguaglianze».