Un bilancio drammatico quello delle morti per Covid stilato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Gli operatori sanitari e assistenziali del mondo, chiamati Health Care Workers, sono 135 milioni. Secondo questo report tra gennaio 2020 e maggio 2021 quelli che avrebbero perso la vita a causa della pandemia sarebbero 115.500. Il personale totale che opera nelle ASL, nelle aziende Ospedaliere ed Universitarie, negli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici, nelle ARES ed ESTAV ammonta a circa 725mila unità. Si può stimare che circa l’83-84% siano infermieri e sappiamo che da inizio pandemia si sono contagiati in circa 115mila. L’OMS stima che i decessi fra i nostri operatori sanitari siano stati 3970. Ma non si può nascondere l’entità, l’enormità della pandemia. I casi confermati di Covid nel mondo sono stati 244.897.472 con 4.970.435 morti. I risultati di questo rapporto hanno spinto l'Oms a firmare una dichiarazione con la quale si vuol promuovere un'azione concreta per proteggere meglio gli operatori sanitari di tutto il mondo dal Covid-19 ma anche da altri problemi di salute come burnout, stress, ansia e affaticamento. Questo è il grande problema che si deve affrontare senza remore per gli effetti di lunga durata che essa ha determinato.

Nella fase centrale della pandemia il personale sanitario in prima linea ha vissuto con la paura di contagiarsi per il contatto ravvicinato con i pazienti. Al contempo ha dovuto prendere le giuste misure per non essere esso stesso fonte del contagio. Ha rinunciato a vedere i genitori, i figli hanno dormito in camere separate quando era possibile così come il marito. Una condizione che ha determinato ansia, preoccupazione, insonnia, paura. Condizione che prende il nome di stress post traumatico. Ed è considerato come una condizione di adattamento in risposta a fattori scatenanti. Ma è una definizione parziale.

Negli anni ‘60 i clinici per studiare il ruolo dello stress nel generare l’ipertensione usavano dei ratti chiusi in gabbie separate. Al centro delle gabbie veniva posto del pasto. All’apertura delle gabbie ciascun ratto cercava di essere il primo ad arrivare al pasto. Chi dopo ripetuti tentativi non riusciva a mangiare aveva più possibilità di diventare iperteso. Se prestiamo un po’ di attenzione possiamo osservare reazioni strane se siamo capaci di associare gli eventi. Ricordo una giovane donna che presentava un aumento abnorme dei valori del calcio nel sangue dopo una crisi familiare, regrediti in breve tempo e un’adolescente che dopo la morte improvvisa del babbo per qualche tempo aveva sviluppato anticorpi contro le proprie cellule. Lo stress quindi attraverso la secrezione di ormoni può determinare una serie di eventi. Ad esempio la paura e lo stress causati da un terremoto possono colpire anche il cuore. Essi attivano un “sistema di allarme” che porte alla secrezione a lungo termine di alcuni ormoni, l'aumento della pressione sanguigna e del battito cardiaco con un incremento del 15% del rischio cardiovascolare anche in soggetti sani.

Il Congresso della European Society of Cardiology ha fatto il punto e confermato questi dati ed i meccanismi. 

Ecco perché dobbiamo proteggere maggiormente gli operatori sanitari e prepararci ad affrontare meglio questi eventi.

Antonio Barracca – Medico

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