La Rete, con la sua capacità di annullare le distanze e ridurre i tempi di comunicazione, ha cambiato profondamente la nostra vita negli ultimi anni. In parte ha cambiato e sta cambiando noi stessi, il nostro modo di percepire e di percepirci. E ha mutato e sta mutando vorticosamente il nostro modo di relazionarci e di esprimerci, il nostro modo di raccontarci.

Di fronte a quella che per molti versi è una rivoluzione non solo tecnologica, ma copernicana per la sua capacità di incidere sulla nostra identità di esseri umani alcune delle voci poetiche più avvertite della nostra contemporaneità hanno provato a interrogarsi. E lo hanno fatto con il loro versi per riflettere su come la velocità della Rete e la potenza dei nuovi media digitali stiano incidendo sul modo di fare poesia e influiscano sul senso di identità e di relazione di ciascuno.

È nata così la raccolta antologica "Distanze obliterate” (Puntoacapo, 2021, pp. 246) curata da Alma Poesia, nuovissimo progetto editoriale dedicato all’espressione poetica in tutte le sue molteplici declinazioni.

Alla fondatrice di Alma Poesia, Alessandra Corbetta chiediamo prima di tutto se è ancora possibile fare poesia nell’era digitale:

“Con Alma Poesia siamo proprio partiti proprio con l’idea di rispondere a questa domanda. Oggi, infatti sembrano essersi creati due percorsi paralleli che è meglio che non si incontrino. Nel primo troviamo la scrittura poetica, nel secondo la pervasività del digitale. La convinzione diffusa è che un eventuale incrocio tra questi due mondi vada a tutto discapito della poesia o almeno della qualità della poesia. Con la nostra raccolta abbiamo voluto dimostrare che non è così e che si può fare ottima poesia anche nell’era digitale e confrontandosi con la Rete”.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Come può avvenire questo incontro tra due “mondi” all’apparenza tanto distanti?

“Intanto il digitale non è solo una tecnologia: è qualcosa che oramai fa parte della nostra vita e della nostra cultura e quindi è inevitabile che la poesia se ne occupi. Le voci poetiche parlano del digitale perché oramai è parte di noi, è una tematica ineludibile. Allo stesso tempo abbiamo provato a dimostrare come la tecnologia, se usata con sapienza e competenza, possa mettersi al servizio della poesia, in termini di divulgazione e di comunicazione”.

Tra le firme raccolte nel volume si spazia dai poeti nati negli anni ‘40 fino alle voci più giovani del ‘99, da chi ha visto arrivare il web in età già matura a chi invece è nato in un’era già totalmente digitale e velocissima, come i Millennial e la GenZ. Quali differenze ha riscontrato tra le voci di queste generazioni diverse?

“Nei testi dei poeti più noti, nati prima della diffusione della Rete, la riflessione su poesia e rete converge sulla pregnanza della parola in poesia, che la salva dall’erosione tipica del web, e sulla necessità di un nuovo umanesimo che liberi l’individuo da un’esistenza da avatar a cui è condannato. Una rivoluzione che riporti l’essere umano al centro. Diversi aspetti e posizioni emergono invece dalla seconda sezione, in cui ha luogo il vero e proprio confronto generazionale. Si passa dalla convinzione che la Rete non faccia altro che allontanare e disperdere le connessioni – espressa dalla generazione dei poeti nati fra gli anni ‘40 e i ‘60 – alla visione integrata di cui si fanno portavoce gli autori Millennial e GenZ. Per questi ultimi la poesia è un mezzo per indagare la divergenza tra essere e apparire instaurata dal web e per rendere evidente l’invasione della stessa nel campo della realtà. Nei loro versi la Rete è parte integrante, ma non sempre integrata, del mondo”.

Illustrazione di apertura di Stefania Onidi
Illustrazione di apertura di Stefania Onidi
Illustrazione di apertura di Stefania Onidi

La poesia è sempre stata una forma espressiva che ha cercato di raccontare l’uomo. Nel momento in cui si immerge nella Rete non rischia di perdere di vista la propria principale ragion d’essere?

“Direi proprio di no e lo dimostrano le composizioni poetiche contenute nella raccolta Distanze obliterate. Il poeta è ancora portato a interrogarsi sulle domande di sempre: la morte, l’esistenza, l’identità, le relazioni. La Rete però crea un contesto di riferimento diverso e consente un’analisi di questi temi differente. Una delle tematiche più forti presenti nell’antologia è quella dell’identità. Sia le voci poetiche delle generazioni più ‘adulte”, sia i giovanissimi esprimono la necessità di superare la frammentazione per ricostruire l’intero. Tutte queste voci esprimono la percezione di una frammentazione esistenziale che le porta a ricercare qualcosa di univoco…come se le isole mirassero a riunirsi, a fare arcipelago. Insomma, la Rete non toglie alla poesia la ricerca dell’uomo, gli offre magari nuovi strumenti e un nuovo linguaggio”.

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