È ben visibile sulla strada che da Castelsardo conduce a Sedini, un masso di trachite dal forte color ruggine, eroso dagli agenti atmosferici che gli hanno conferito l’aspetto di un pachiderma seduto. È la Roccia d’elefante, parte del complesso delle domus de janas della città dei Doria, uno dei siti fra i più suggestivi e visitati dell’Isola, che oggi concorre a diventare un sito Unesco.

Castelsardo si inserisce, con soddisfazione, nella lista propositiva italiana “Arte e architettura nella Preistoria della Sardegna. Le domus de janas”, trasmessa alla rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unesco per il successivo inoltro al centro del Patrimonio Mondiale. Il masso in origine faceva parte del complesso roccioso di monte Castellazzu dal quale si distaccò rotolando a valle. All’interno, su due livelli, due domus de janas, camere sepolcrali prenuragiche e, sulle pareti, scolpite in bassorilievo, due raffigurazioni taurine simbolo del culto del Dio Toro. Dal 1914 lo studioso Edoardo Benetti associò la sua forma ad un elefante dandogli il nome che oggi tanti visitatori conoscono.

La prossima fase dell’istruttoria sarà l’invio alla Tentative Lists di Parigi, centro del Patrimonio Mondiale, al quale gli Stati presentano le proposte che considerano “patrimonio culturale di eccezionale valore universale”.

“Ancora una volta si ha avuto dimostrazione che lavorare in rete non può che avere riscontri positivi – afferma l’assessore alla cultura Valeria Sini – con circa 37 comuni dell’Isola che hanno proposto le proprie domus de janas per valorizzare uno dei più importanti elementi del patrimonio culturale sardo. È un passo importante verso un traguardo fondamentale per lo sviluppo turistico e culturale di tutta l’isola”.

Mariangela Pala

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