È un abbraccio di chi vuole condividere il sacrificio appena compiuto. Quella per San Salvatore è diventata una fede contagiosa, di tutti. C’è chi corre con la forza delle gambe, chi aspetta i corridori con il cuore che palpita. Mai come questa volta, attorno a quell’esercito di uomini vestiti di bianco, si era vista così tanta gente. Fedeli arrivati da ogni angolo dell’Isola, ma soprattutto turisti che vanno via dal Sinis affascinati dal rito della Corsa degli Scalzi. Solo domenica a Cabras, dove 900 corridori hanno riportato il simulacro di San Salvatore dal villaggio al paese lagunare, erano presenti poco meno di 20mila persone. Un’invasione mai vista. Così dicono gli organizzatori.

Turisti rapiti dal rito

Basta stare in via Tharros, poco dopo l’arrivo degli Scalzi, per capire le reazioni e le emozioni di chi assiste per la prima volta alla corsa. «Sono senza parole - racconta Sonia Visintin, in ferie nell’Oristanese - Avevo sentito parlare di questa manifestazione tradizionale, ma per capirla bisogna viverla da vicino. Vedere questi uomini che corrono con fatica e sacrificio per onorare il loro Santo è incredibile. Per loro è una liberazione, si vede dai volti, dalla loro gioia una volta che il rito si conclude». «Sono quasi mille uomini ma sembra di vedere un’unica anima, un unico cuore che palpita, un’unica persona - riflette invece Carlo Meloni, sardo d’origine, poco dopo le 20 quando a Cabras esplode la festa - Colpisce l’unità di questi uomini vestiti tutti uguali che piangono, si emozionano, si abbracciano: è una magia. Tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita questa rarità che oggi più fa riflettere».

Un grande evento

Per ore è stato impossibile spostarsi in tante vie del paese. I fedeli erano ovunque: a San Salvatore al momento della partenza degli scalzi, durante i sentieri polverosi e nell’asfalto. Tutti a incoraggiarli durante il loro sacrificio. Ma è in via Tharros la vera invasione di anime: un colpo d’occhio incredibile. In tanti hanno voluto salutare anche il Santo una volta trasportato nella chiesa di Santa Maria dove resterà per un anno intero. All’interno della pieve un migliaio di persone. Il sindaco di Cabras Andrea Abis: «Il risultato della promozione dell’evento, del grande lavoro messo in atto da più parti. Presenze importanti a San Salvatore, a Cabras ma anche sui social e durante le dirette televisive». Al completo anche le strutture ricettive e ottimi numeri nei ristoranti e nei bar.

La tappa finale

Ieri mattina all’alba sono state le donne a chiudere i festeggiamenti. Più di 300 scalze hanno calpestato lo stesso tragitto per trasportare Santu Srabadoeddu dal villaggio alla chiesa di Cabras. E ora nell’antico borgo regna il silenzio.

Sara Pinna

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