Un grande condensatore urbano con tante funzioni, dove pubblico e privato convivono sostenendosi a vicenda.

Questo è il futuro dell’ex carcere cagliaritano di Buoncammino visto da Francesca Musanti, una studentessa cagliaritana di 26 anni, che ha sviluppato il percorso di ricerca di Giovanni Battista Cocco e Caterina Giannattasio, docenti del Dicaar.

La tesi di laurea del neo architetto ("Nuda fabbrica. Proposta di riuso del carcere di Buoncammino") è stata premiata al Seminario di architettura e cultura urbana da una giuria di esperti internazionali.

"Per capire cosa dovrà diventare il vecchio istituto di pena siamo partiti dallo studio del Piano particolareggiato del centro storico, che vede nella fabbrica un grande condensatore", spiega Francesca Musanti. "Potrebbe accogliere tante funzioni utili soprattutto agli studenti: start up, laboratori, biblioteche, archivi, area museale, aree ristoro, una foresterie per ragazzi che arrivano dall'estero e un albergo da 40 posti. Gli spazi che ospitavano gli ambulatori e la sezione femminile potrebbero diventare la sede degli ordini professionali".

Per essere attuato, il progetto di recupero dell'ex carcere di Buoncammino ha necessità di ingenti risorse. Francesca Musanti, grazie alla collaborazione del professor Patrizio Monfardini, ha elaborato una sorta di business plan che prevede il coinvolgimento dei privati. "Abbiamo pensato di inserire funzioni private e pubbliche, trovando un equilibrio fra le diverse esigenze. Solo così la proposta può essere sostenibile economicamente".

L'ex carcere è un edificio storico, sul quale gravano i vincoli della Sovrintendenza. "La nostra è una sperimentazione progettuale. Non dimentichiamo che l'edificio è un bene monumentale che va preservato. Abbiamo cercato di valorizzare quelli che sono i caratteri fondamentali di questa architettura che prima di tutto è storica e vincolata. L'ex carcere ha valori materiali tangibili e intangibili che abbiamo cercato di valorizzare".

I limiti, però, possono essere un deterrente soprattutto per i privati. E non sempre sono facilmente arginabili. Quando la casa di reclusione era ancora operativa, l'ex direttore del carcere chiese di creare, per motivi di sicurezza, un varco che consentisse al pullman con i detenuti di entrare all’interno della struttura. La sua istanza venne bocciata.

"Noi abbiamo pensato di preservare il muro di cinta, demolendone solo alcune porzioni, in modo da creare varchi per l’attraversabilità longitudinale e latitudinale. All’interno dell’edificio – continua Francesca Musanti – abbiamo previsto l'abbattimento di muri realizzati recentemente all’interno delle celle".

Il carcere di Buoncammino sorge sul colle di San Lorenzo, a ridosso dell'Anfiteatro romano e della chiesa omonima, ed è tra i siti più suggestivi di Cagliari.

Il luogo compare in un disegno di Rocco Cappellino (ingegnere di Carlo V) come cava. Dopo la distruzione, nel 1258, della capitale giudicale Santa Igia la città dalle rive della Laguna di Santa Gilla fu trasferita nella rocca pisana conosciuta come Castello. Il pianoro a ridosso della città murata divenne nel 1833 una pubblica passeggiata alberata, in cui nel 1855 fu progettato il primo nucleo delle carceri succursali. Il primo direttore fu Domenico De Sica, nonno dell'attore e regista Vittorio. A parte i rifacimenti del XX secolo, sono ancora riconoscibili i due blocchi principali, il primo opera dell'ingegnere Giovanni Imeroni, il secondo nato da un intervento realizzato, tra il 1887 e il 1897, dal Ministero degli Interni.

Da quando i detenuti sono stati trasferiti nella struttura di Uta (il 23 novembre 2014), il vecchio istituto di pena è stato occupato dai dipendenti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, dalla Prefettura (Ufficio richiedenti asilo) e dalla Procura della Repubblica (che nella sezione femminile ha trasferito gli archivi). Quelli che un tempo erano uffici, caserme o alloggi degli agenti sono occupati dai dipendenti pubblici che vorrebbero (è pur sempre un edificio con sbarre e grate) un diverso posto di lavoro.

Discorso più complicato per la parte detentiva. L'intonaco cade a pezzi e degrado ed erbacce stanno invadendo le due sezioni. Una situazione che ultimamente è precipitata, tanto che non vengono concessi più permessi per le visite delle celle e degli spazi teatro di dolore, passione e testimonianza di un passato che non c'è più.
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