«Cara Unione,

ho 21 anni e frequento il terzo anno all’Università di Cagliari nel corso di laurea in lingue e comunicazione.

Il 18 ottobre scorso è crollato il corpo aggiunto dell’ex facoltà di Geologia in via Trentino, nel campus di Sa Duchessa dell’Università di Cagliari, e trovandomi fra gli studenti che frequentavano le lezioni in quell’edificio sono rimasta alquanto scossa. Sia perché se fosse successo qualche ora prima sotto quelle macerie ci saremmo stati io e i miei colleghi, ed anche per il modo in cui è stato trattato l’accaduto.

Nella sostanza, certamente se n’è parlato tanto (anche se non abbastanza), ma a mio avviso poco, da allora, è stato fatto.

Il 26 gennaio mi sono recata nella sede di Sa Duchessa per sostenere un esame e dalle finestre del bagno del terzo piano ho potuto scorgere un panorama che definire inquietante è riduttivo. La foto che allego testimonia le condizioni in cui è stato lasciato lo stabile crollato, che dopo più di 3 mesi è drammatica evidenza, con le sue macerie, delle ingiustizie alle quali noi studenti siamo sottoposti.

Dopo il crollo, noi studenti siamo stati lasciati a noi stessi, senza un supporto psicologico che c’era stato promesso ed abbiamo dovuto abbandonare una routine che sia io che molti miei colleghi avevamo appena creato, dato che questo è per molti il primo anno in cui è possibile svolgere le lezioni in presenza. 

Attualmente, noi studenti di lingue e comunicazione e i colleghi di lingua e cultura per la mediazione linguistica, lingue e letterature moderne europee e americane e traduzione specialistica dei testi svolgiamo le attività didattiche nell’ex Clinica Aresu, adibita a sede universitaria in seguito all’emergenza. Questo nonostante fino a qualche mese prima la struttura pare fosse stata considerata pericolante, motivo per il quale negli anni precedenti avevano deciso di trasferirci proprio nello stabile poi crollato nel campus di Sa Duchessa.

Dopo tutte queste vicende, la poca considerazione con la quale siamo stati trattati ed il modo in cui è stato deciso di aggirare frettolosamente il problema ci fanno sentire studenti di serie B e tutt’ora temiamo per la nostra incolumità, consapevoli del fatto che quel 18 ottobre è stato solo un colpo di fortuna ad averci salvato e che non dovremmo rischiare la nostra vita solamente per seguire delle lezioni che avrebbero lo scopo di formarci per il futuro.

Il mio desiderio, con questa segnalazione, è dare nuova voce a tutti noi studenti per riportare a galla un argomento abbandonato troppo velocemente.

Purtroppo, in tutti questi anni da studentessa italiana, ho imparato qualcosa che va oltre le nozioni scolastiche: solo noi possiamo aiutarci e attivarci affinché la situazione cambi, perché se facciamo affidamento all’istruzione italiana saremo come lo stabile di via Trentino, abbandonati al nostro destino.

Grazie per la cortese attenzione».

A.C. – Cagliari

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