«Cara Unione,

sono la mamma che solo pochi giorni fa ha denunciato sulle pagine di questo giornale come la figlia sia rimasta, più e più volte, anche per lunghi periodi, sprovvista dell’insegnante di sostegno senza che la scuola provvedesse a nominare un supplente in caso di assenza di quest’ultima o peggio ancora, che la stessa scuola (Istituto Randaccio-Tuveri- Don Milani, plesso di via Venezia a Cagliari) richiedesse all'insegnante di sostegno di supplire all’assenza di altre docenti di posto comune (seppur della stessa classe), privando così di fatto mia figlia del supporto per la stessa previsto.

Ebbene, ad oggi la scuola, lungi dal riconoscere le proprie mancanze e omissioni - causate forse dalla difficoltà di organizzare il personale scolastico - continua a trincerarsi dietro un muro di negazione, negando eventi che sono di tutta evidenza per i numerosi genitori degli alunni che la frequentano.

È un fatto risaputo che in caso di assenza degli insegnanti di sostegno non viene nominato alcun supplente, così come è risaputo che in caso di assenza degli insegnanti di posto comune, se presente l’insegnante di sostegno la classe viene affidata a quest’ultimo che pertanto difficilmente riesce a supportare e affiancare l’alunno in difficoltà. Nessuno ha mai negato che il docente di sostegno sia insegnante della classe e certamente lo è ma, allorquando la stessa e sola insegnante si trova a gestire un’intera classe, chi offre il supporto 1:1 previsto dalla Legge all’alunno che ne ha diritto?

Mi preme evidenziare come questi comportamenti, queste problematiche organizzative, che oggi mi trovo costretta a denunciare, non siano certo novità, ma anzi, come gli stessi vadano avanti inesorabilmente da anni, arrecando inevitabilmente danni non solo a mia figlia ma a tutti quei bambini che, come lei, si trovano ad esser vittima di tale sistema forse disorganizzato, che appare rimanere inerte davanti a tali problematiche, lasciando così unicamente i bambini a farne le spese.

La proverbiale “goccia che ha fatto traboccare il vaso” è avvenuta pochi giorni fa, il 5 maggio, quando all'insegnante di sostegno di mia figlia è stato richiesto di supplire - o “vigilare” -,  non solo sull’intera classe di mia figlia ma anche sulla classe prima, benché la predetta docente non abbia alcuna ora in tale classe.

Sul punto, preme evidenziare che il 5 maggio, benché giornata di sciopero, la sostituzione della docente della classe prima non risultava necessaria in virtù dello sciopero, diritto di tutti i docenti, ma in quanto tale docente era assente per malattia.

La nomina di una supplente non avrebbe quindi leso in alcun modo il diritto allo sciopero e, pertanto, non è dato comprendere perché la scuola abbia ritenuto opportuno sostituirla proprio con l'insegnante di sostegno, invece di nominare una supplente.

Ciò che appare ancora più grave è che la scuola, nella persona della dirigente scolastica, continua a negare (anche sulle pagine di questo quotidiano) tale circostanza, affermando senza riserve che la predetta docente abbia sostituito unicamente l’insegnante assente nella classe dove la stessa è assegnata. Poco cambia, per noi genitori, che si trattasse di supplenza o vigilanza. Insomma, oltre al danno la beffa! Non solo la bambina è rimasta priva del supporto 1:1 alla stessa riconosciuto a norma di legge, ma si nega anche l’evidenza dei fatti reiterati, ben noti a tutti i genitori degli alunni presenti.

Concludendo la mia analisi non posso che esternare un quesito che mi appare degno di considerazione: se fossero stati assenti per malattia ulteriori insegnanti la scuola avrebbe provveduto ad accorpare ulteriori classi inserendo tutti gli alunni in un’unica aula? Ma soprattutto, se fosse stata assente anche la predetta insegnante di sostegno la scuola come avrebbe sopperito a tale assenza per gli alunni della classe I che sarebbero comunque dovuti entrare a scuola per essere la loro insegnante non in sciopero ma malattia? Ritengo che in tale ipotesi, sarebbe stata nominata una supplente e allora mi chiedo, perché non nominarla anche il 5 maggio evitando così non solo di costringere due classi nello spazio limitato di una sola aula, ma soprattutto evitando così di lasciare bambini aventi particolari esigenze sprovvisti del supporto che gli stessi, giustamente, meritano?».

Alessandra Erika Obinu – Cagliari

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