«Cara Unione,

fa inorridire e mi fa vergognare, da cittadina italiana, la notizia secondo cui la famiglia di Giuliano De Seta, lo studente 18enne morto il 16 settembre scorso in un incidente in una fabbrica di Noventa di Piave (Venezia) durante il periodo di alternanza scuola-lavoro, non riceverà alcun risarcimento da parte dell'Inail per la morte del figlio.

La motivazione? Il ragazzo si trovava in azienda come stagista e non come operaio e il risarcimento per gli stagisti è previsto soltanto nel caso in cui la vittima sia un “capofamiglia”, ovvero abbia dei familiari a carico.

Mi chiedo come sia possibile, in una società civile che vuole definirsi tale, che possano esistere normative di questo tipo: quanti stagisti o giovani in alternanza scuola-lavoro hanno una famiglia? E perché una famiglia segnata da una tragedia così terribile che ha colpito un giovane intento a svolgere il proprio dovere non dovrebbe aver accesso ad alcun risarcimento? 

Ultimo aspetto, non certo meno importante, ma cosa facciamo nelle aziende per proteggere i nostri giovani? Nell’ultimo anno, ricordo, altri due incidenti durante l’alternanza scuola-lavoro sono costati la vita ad altri due giovanissimi: Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci. Lorenzo, 19 anni, è morto a Lauzacco (Udine) nel suo ultimo giorno di tirocinio in un'azienda metalmeccanica. Giuseppe, 16 anni, è morto in un incidente stradale durante uno stage in una ditta di termo-idraulica.

Grazie dell’attenzione».

Chiara Marci – Cagliari

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