«Cara Unione,

scrivo questa email dopo aver letto la lettera della vostra lettrice sarda ed il suo disappunto per l'atteggiamento di alcuni turisti.

Come non darle ragione. 

Ho scoperto la Sardegna a 17 anni, quindi 42 anni fa, la mia prima vacanza da solo, e mi ricordo ancora l'odore di questa meravigliosa terra appena sono sbarcato, e come accade nella vita di molti di noi ho capito che da quel momento in poi l'avrei amata per sempre.

Quell'estate ebbi un grave incidente in moto a San Pantaleo e mi salvai la vita, e questo mi fece sentire ancora di più di essere legato a quest’isola.

Non ho mai smesso di venirci, di amarla e di avere tanta nostalgia andandomene via.

Mi sembra davvero inutile parlare della bellezza di questa terra, posso solo dire che vorrei un giorno poterla considerare anche mia, con tutto il rispetto per chi ci è nato.

Tante volte ho visto in questi anni l'atteggiamento irrispettoso dei turisti, l'arroganza di chi, pagando, entrando in casa altrui si è sentito in diritto di giudicare, di criticare, di sporcare questa terra, perché era venuto non per amare ma per predare un luogo che negli anni è stato trattato così da noi continentali, un luogo da usare, da inquinare, da sfruttare economicamente.

Mi sono trovato spesso a discutere ed arrabbiarmi con chi non aveva rispetto per un luogo che non era il suo e per un popolo che mi veniva definito come duro e scontroso, ma che in realtà era per me uguale a tutti i popoli che avevo conosciuto, nel bene e nel male, ma che comunque forse qualche motivo per essere inca**ato forse lo aveva più di molti altri.

Il destino ha voluto che, anni fa, incontrassi casualmente proprio qui a Roma una donna sarda di Cagliari, la mia attuale compagna, e spero tanto che in pensione potremo realizzare un sogno comune: per lei tornare finalmente nella sua terra, e per me arrivare in punta di piedi e provare un giorno a sentirmene parte.

Mi scuso anticipatamente se ho usato luoghi comuni o se comunque ho urtato la sensibilità di qualcuno, ma ho cercato solo di trasmettere il mio amore e rispetto per la Sardegna, come sono riuscito a fare con i miei figli che a loro volta la amano.

Un cordiale saluto da Roma».

Lettera firmata (*)

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