«Cara Unione,
da decenni, la crisi dei partiti ha prodotto o forze politiche personalistiche, o movimenti populisti, che si sono poi risolti in partiti “del capo”. Risultato di tutto ciò è la rinuncia alla partecipazione, basti vedere i dati dell'affluenza alle urne, e il significativo disinteresse da parte dei giovani.

A partire da queste considerazioni, è sinceramente preoccupate quanto sta avvenendo in
Sardegna.
Il Pd è l'unica forza che riconosce statutariamente le primarie come metodo di selezione delle candidature ai vari livelli di governo. Alla base di questa scelta c'era una precisa volontà politica: affidare tale decisione non più alla dirigenza del partito, ma alla libera partecipazione dei e delle simpatizzanti.

Le candidature, così, non sono più il frutto di pur legittimi accordi tra dirigenti, ma il risultato del coinvolgimento della cittadinanza, favorendo rinnovamento e ricambio. Un metodo che ha testimoniato di poter funzionare bene, da Matteo Renzi a Elly Schlein, dove le primarie hanno non solo provocato un immediato rafforzamento del consenso verso il Pd, ma hanno mostrato anche come la soglia di rinnovamento si esprima nella società in un modo che non sempre il Pd è in grado di intercettare.
Avviare una consultazione a livello locale è un modo efficace per mettere a confronto non solo i nomi di chi intende candidarsi alla guida della regioni, ma anche i programmi e le visioni. Se la politica rinuncia a questo confronto è in primo luogo la democrazia a uscirne sconfitta. Nonostante la disaffezione verso la partecipazione, cittadini e cittadine hanno dimostrato con le primarie di voler cogliere le occasioni che la politica offre loro al di là del chiuso ambito di circoli e sezioni.
A questo dovrebbe guardare con interesse e attenzione il Pd, la cui storia affonda le proprie radici nelle culture politiche che proprio sulla partecipazione democratica hanno costruito idee, programmi e proposte. Ma le primarie potrebbero essere un ottimo strumento anche del centrodestra, che potrebbe presentarsi unito evitando le conflittualità di questi giorni.
Le primarie sono l’antidoto ai meccanismi di cooptazione e di accordo tra correnti, immancabilmente soggetti a variazioni dell'ultimo minuto in funzione di nuove alleanze o scissioni potenziali. La democrazia non è solo una forma di governo, un insieme di procedure, di pesi e contrappesi; la democrazia si fonda sulla cultura della partecipazione, che non può esaurirsi nel mettere una croce nel segreto della cabina elettorale.
Senza l'elemento della partecipazione, che fa riferimento ad una ricca cultura dell'individualità, la democrazia perde di qualità e di sostanza.

In questi tempi bui, è un rischio che le forze democratiche non possono permettersi di correre.
Cordialmente».
Maurizio Pittau

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