“Cara Unione,

sul caso di San Vero Milis, i reiterati richiami a questa maestra da parte dell'Ufficio scolastico regionale minano alla radice la credibilità e la genuinità della sua azione. Mi astengo volutamente dal furore pro o contro la maestra.
Ma sentire i commenti della gente “.. ma per una preghiera?” mi ha riportato indietro nel tempo e stimolato una riflessione.
Sono persuaso dell’idea che oggi non possiamo più utilizzare “mezzi, luoghi e strumenti pubblici” della collettività - e quindi anche dei non credenti – per consentire a ognuno di poter predicare la propria fede. La libertà di culto deve essere tutelata in ogni forma, sia giuridica che pratica, nelle loro varie manifestazioni pubbliche e in tutti i luoghi di culto preposti, ma non è immaginabile che lo Stato laico si occupi di fare “lezioni di fede” nelle proprie strutture.
La laicità di uno Stato si evidenzia nella sua neutralità, non aiutando, né contrastando nessuna confessione religiosa. In questo contesto è essenziale porre un limite ad uno straripamento della religione nella vita di ognuno di noi, laddove il fatalismo e non la razionalità diventano una filosofia di vita.
La laicità di uno Stato si evidenzia anche quando detta le norme di convivenza a tutti i cittadini, definisce gli ambiti, gli spazi e le regole di coesistenza per l’esercizio dell’insegnamento religioso, e non può esimersi dal farlo per paura di essere tacciato di laicismo.
Sono per il rispetto delle regole, per il dialogo e la tolleranza tra le fedi religiose, dei valori e delle tradizioni religiose. Sono per la loro piena libertà di organizzarsi e operare nella sfera pubblica, sebbene sia cosa diversa dall’agire indiscriminatamente nella sfera e nelle "strutture pubbliche".
Sono convinto che la democrazia abbia anche bisogno di valori sostanziali che le religioni, ma anche altri soggetti, possono avanzare e produrre.
Ma qui voglio rimarcare che non è soltanto la Chiesa o altre autorità religiose ad avere “valori non negoziabili”, anche i laici possono avere idee e responsabilità su principi che non possono essere negoziabili neanche in democrazia. Questo discorso non riguarda solo cattolici e musulmani, ma tutte le fedi religiose.
Stento davvero a credere che ancora oggi non riusciamo a riconoscere l'importanza e la ricchezza delle differenze, l'unicità delle nostre sensibilità individuali, essere padrone di se stessi e quindi liberi di scegliersi la propria morale e le proprie relazioni e credere che il principio dello Stato moderno che ha salvato l’Europa dalle guerre di religione e ha garantito la libertà di culto si fondi sulla distinzione fra diritto e morale.
Che alcuni politici facciano interrogazioni per guadagnare consensi, ci sta, ovvero è nel loro Dna speculare sulla pancia della gente per "vincere facile", ma che questa maestra passi per una martire perseguitata sapendo che infrangeva le regole della didattica nella scuola pubblica mi sembra un po’ troppo”.

Paolo Massa

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