F orse non tutti sanno che sulla Gorgona, isola dell’Arcipelago toscano, vi è un piccolo carcere che dipende dalla direzione penitenziaria di Livorno. In questa realtà, triste per vocazione, un direttore illuminato, Carlo Mazzerbo, responsabile anche del penitenziario di Livorno, ha avuto una brillante idea. Da un po’ di tempo, i dirigenti del carcere salvano dal macello animali di ogni genere, asinelli, cavalli, pecore e così via. Vengono poi affidati alle cure dei detenuti, che si occupano di tutti gli aspetti della vita di questi esseri: li nutrono, li accudiscono, nel caso li portano al pascolo, facendosi compagnia a vicenda. «Vuole che sia solo io a dargli da mangiare», raccontava un carcerato dell’asinello, che gli era stato affidato, durante un bel servizio del Tg5 intitolato “Gabbie e celle aperte alla Gorgona”.

Il direttore spiegava che così i detenuti venivano sensibilizzati al rispetto della vita e dei diritti degli animali. Allo stesso tempo, con questa attività il carcere adempiva al suo compito, che non è solo quello di punire ma anche di recuperare chi, come i detenuti, è posto ai margini della società.

Forse c’è un filo di luce in fondo a questo tunnel fatto di pandemie, guerre, miseria e ingiustizia sociale.

© Riproduzione riservata