Q uando quarant’anni fa andai a abitare in via Gaspara Stampa non immaginavo di compiere una scelta politicamente corretta. Gaspara Stampa è una poetessa veneta dell’inizio del XVI secolo: non scrisse grandi opere, tuttavia le sue rime petrarchesche infiammarono i salotti letterari di Venezia. Ne parlo perché nel mirino revisionistico della Storia è entrata anche la toponomastica. Nei 21 capoluoghi regionali d’Italia su 24.625 strade e piazze intitolate a persone soltanto 1.629, cioè il 6,6 per cento, sono dedicate a donne. Stessa percentuale in tutto il mondo. Questa disparità di attenzione a favore degli uomini sta mobilitando i sostenitori della parità di trattamento fra i generi. Si chiede di porvi rimedio. Ma non è facile. La toponomastica attinge dalla Storia, che racconta di re, imperatori, condottieri, capi di Stato, politici, artisti, letterati, filosofi, scienziati, eroi, martiri: su cento, 93 sono uomini, 7 sono donne. Fra un secolo, forse, la situazione sarà ribaltata perché nella società si sta sempre più imponendo il genere femminile. Nell’attesa, siccome si sostiene che dietro ogni grand’uomo c’è quasi sempre una grande donna, indaghiamo la Storia dietro i paraventi e intitoliamo a quelle donne rimaste anonime piazze e strade. Così potremo dire con orgoglio che “Uno vale Una”.

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