A distanza di giorni si continua a discutere del convegno no-mask del Senato dove Bocelli, non conoscendo personalmente pazienti Covid finiti in rianimazione, ha proclamato che il lockdown è stato una boiata (qui si semplifica, l'originale è peggio) mentre Sgarbi e Salvini si sono vantati di non usare la mascherina. A tornare sull'evento è il costituzionalista insigne Sabino Cassese, che l'altro giorno ha parlato da remoto rendendo il parterre (ripetiamo: Bocelli-Sgarbi-Salvini-Cassese) omogeneo come il bar di Guerre Stellari. Nel suo intervento ha detto cose dure e fondate contro le disinvolture costituzionali di Conte e ora è in tour fra giornali e tv per rispiegare le sue proccupazioni da giurista, travolte dalla cagnara negazionista degli altri relatori.

Eppure non serve aver letto Wittgenstein e conoscere il rapporto fra testo e contesto per capire che se ho delle legittime riserve sulla politica di Israele e vado a esporle a un congresso di antisemiti faccio una figura magra e controproducente. «Ma mi ha invitato Sgarbi», dice Cassese. Appunto: un dubbio gli poteva venire. Da piccoli ci hanno insegnato la diffidenza attraverso il mantra del “ti conosco mascherina”. Ora siamo grandi e capire chi abbiamo accanto dovrebbe essere facile. Se poi non ha la mascherina, facilissimo.

CELESTINO TABASSO
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