Nuovo singolo per il bluesman sardo Francesco Piu, sicuramente uno dei pochi musicisti isolani "da esportazione" emersi negli ultimi anni. Si intitola "We shall not be moved", in una dichiarazione di fermezza, un inno alla capacità di resistere: quanto di più adatto, in questo periodo drammatico. "Like a tree standing by the water / we shall not be moved": come un albero che sorge vicino all'acqua / noi non saremo spostati. Un gospel, intenso e pieno di energia. Un singalong, nato per brillare in una scaletta, tutto da cantare (speriamo presto, e in sicurezza) insieme a un pubblico che ondeggia davanti al palco e batte le mani in levare.

Il singolo esce per l'etichetta Appaloosa Records e da venerdì 8 maggio è pubblicato sulle principali piattaforme digitali e su Youtube, dov'è accompagnato da un video. Ospiti d'eccezione, il cantante/chitarrista/songwriter statunitense Eric Bibb (già produttore di un album di Piu nel 2012, il fortunato "Ma-Moo-Tones", e più volte premiato ai Blues Music Awards) e Ulrika Bibb. Una canzone, si può dire, fatta in casa.

Il musicista, vittima, come l'intera categoria, del blocco dei concerti (una delle attività per cui è più difficile immaginare tempi e modi per una ripresa), ha trovato un modo per trasformare la crisi e il confinamento in un'opportunità. Insieme ad alcuni dei musicisti che lo hanno accompagnato in studio e sul palco negli ultimi anni, più vari vocalist a intessere i cori, hanno registrato a distanza. Il brano appartiene alla tradizione spiritual americana e, grazie a interpretazioni di maestri come Mavis Staples e Pete Seeger, è diventato un manifesto della lotta per la difesa dei diritti civili negli Usa. Anche il grandissimo bluesman Mississippi John Hurt ne diede una versione.

Francesco Piu, per niente intimorito dai precedenti, ha affrontato il brano di petto, pilotando l'arrangiamento verso le atmosfere blues che contraddistinguono il suo repertorio. Eric Bibb, invece, ha rivisto le parole, attualizzandole. L'obiettivo, spiega l'artista nel comunicato che annuncia l'uscita del singolo, è riproporre "il tema universale della rinascita attraverso una convivenza sociale basata sul rispetto e sulla condivisione, provando a fare di questo brano uno strumento per riavvicinarci in questi giorni di allontanamento forzato".

Le tracce sono state mixate e masterizzate da Giuseppe Loriga.

Francesco Piu attacca con la voce in splendido isolamento: già dalle prime note, graffiate e sabbiate, trova conferma la sua ormai conclamata maturità come cantante. La sua voce, negli anni, ha imparato a rischiare la rottura per avventurarsi in zone emotivamente forti, intense. È diventata più "nera", più blues.

Al secondo giro arriva la chitarra: prima una resofonica suonata con lo slide, oramai un marchio di fabbrica per Francesco Piu, ed è subito Delta. Rispondono, a distanza, la splendida voce baritonale di Eric Bibb e quella limpida, cristallina, di Ulrika. Poi Bibb ci mette la chitarra: un'elettrica, sorprendentemente, e per di più baritona. A questo punto i tempi sono maturi per far cantare anche l'elettrica di Francesco.

E non è che l'inizio. Con il susseguirsi delle strofe, spazio all'armonica cromatica di Davide Speranza, alla batteria di Silvio Centamore e all'organo hammond di Max Tempia, alle percussioni di Bruno Piccinnu, Paolo Succu e Gianfranco Marongiu, alla chitarra di Francesco Ogana e a basso e contrabbasso di Fabrizio Leoni. Ma la parte del leone, come si conviene in un gospel, è per le voci: oltre ai contributi di Ulrika ed Eric, emergono le voci di Elisa Carta, Ilenia Romano, Denise Gueye, Rita Casiddu, protagoniste della scena musicale del nord Sardegna, del bassista Gavino Riva e del bluesman Maurizio Fenini. Piccolo, emozionante cameo finale per la piccola Emma Piu, figlia di Francesco.

Su YouTube il pezzo è accompagnato da un video, ideato ed editato da Antonello Sedda, che sottolinea il particolare momento e la modalità con cui la canzone è stata realizzata: inquadrature domestiche dei singoli musicisti che, come tessere in un mosaico, danno il proprio contributo a un quadro insieme da brivido. In chiusura, una scritta in inglese. Tradotta, suona così: "Anche se lontani l'uno dall'altro la musica unisce le nostre anime in un meraviglioso abbraccio". Proprio quello che ci voleva.
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