La musica è un linguaggio universale, e allora quale mezzo migliore per proporre un modello di integrazione, un'unione di anime alimentate dalla purezza dell'armonia e dalla suggestione della melodia.

"7 Concerti in 7 Giorni. Un Ponte di Musica e Solidarietà tra Italia e Terra Santa", è il documentario della regista Francesca Chialà, sociologa e consigliere di amministrazione del Teatro dell'Opera di Roma, che Rai 5 trasmette sabato 5 gennaio (alle 18.15).

Al centro del racconto la filosofia di un'orchestra di giovani talenti del Mondo, la Young Musicians' European Orchestra, che vede suonare insieme cittadini di Stati da sempre in guerra.

Un messaggio straordinario di pace e di integrazione nel nome dell'arte, della solidarietà, delle regole e del buon senso, e che ha ancora più valore in questi giorni segnati dagli aspri contrasti, in Italia, sul Decreto Sicurezza.

Ne parliamo con la regista, Francesca Chialà.

Francesca Chialà (foto l.p.)
Francesca Chialà (foto l.p.)
Francesca Chialà (foto l.p.)

Ci vuole dare un anteprima su questo lavoro che andrà in onda su Rai 5?

"Come evoca il titolo, il cuore del documentario è il ponte di solidarietà, costruito con la potenza della musica, in sette città tra l'Italia e la Terra Santa, e rappresentato simbolicamente dal ponte Morandi di Genova, dove si è concluso il Tour Musicale.

Protagonista è la Young Musicians' European Orchestra, formata da giovani talenti musicali dai 15 ai 28 anni, provenienti da diversi paesi del mondo. L'orchestra è un'innovativa start-up musicale, fondata dai suoi giovani musicisti, imprenditori di se stessi, che si supportano a vicenda. È un viaggio giocoso tra sacro e profano, tra amori e amicizie, in cui nuovi progetti nascono, ogni anno, dalla condivisione di un percorso molto profondo. Il documentario ha sempre una doppia cifra, il fuori (i concerti) e il dentro (dietro le quinte), l'Oriente e l'Occidente, il ponte e il muro, il sacro e il profano, la spiritualità dei luoghi e la goliardia dei giovani musicisti dell'orchestra".

Quando è nato questo progetto artistico e di solidarietà?

"Sette anni fa: l'Italia regala un concerto di Natale sia allo Stato di Israele, a Gerusalemme, sia all'Autorità Palestinese, a Betlemme, con la Young Musicians' European Orchestra che, in questi sette anni, ha visto suonare insieme israeliani e palestinesi, russi e ucraini, giapponesi e kazaki, musicisti europei, tutti uniti dal desiderio di promuovere la pace nel mondo. Nel documentario ho raccontato le frontiere fisiche e simboliche, i muri oggettivi e soggettivi, i ponti concreti e ideali che solo l'universalità della musica e la forza dei giovani possono ricostruire. Sullo sfondo del racconto artistico, culturale e umano, ho cercato di elaborare un affresco profondo della Terra Santa, con le sue intrecciate complessità, e le radici dell'atavico conflitto arabo-israeliano".

Alcuni musicisti dell'orchestra nel Children Hospital di Betlemme (foto l.p.)
Alcuni musicisti dell'orchestra nel Children Hospital di Betlemme (foto l.p.)
Alcuni musicisti dell'orchestra nel Children Hospital di Betlemme (foto l.p.)

Quali sono state le 7 tappe del tour musicale?

"Nel documentario ho fatto vivere il dietro le quinte dei sette concerti di Natale realizzati in sette giorni, dal 6 al 12 dicembre 2018, attraverso le meravigliose città di Ravenna, Forlì, Bologna, Roma, Betlemme, Gerusalemme e Genova, a cui sono stati donati i concerti. Questo ponte tra Oriente e Occidente è partito da Ravenna che ne rappresenta, storicamente, la fusione armonica attraverso l'arte e il crocevia di civiltà millenarie. Attraverso il racconto artistico, ho cercato di restituire la bellezza della città di Gerusalemme e dei suoi 4 quartieri, musulmano, cristiano, ebraico, armeno, delle 3 religioni monoteiste che hanno determinato l'eterogeneità di Gerusalemme, frutto di millenni di assedi e cambi di potere, lasciando ferite profonde.

Gerusalemme, la capitale contesa e città santa nell'Ebraismo, nel Cristianesimo e nell'Islam.

Il settimo concerto di Natale, dedicato alle vittime del ponte, è stata una preziosa occasione per riunire sia la comunità genovese, sia per sensibilizzare la società civile nel raccogliere donazioni per gli sfollati. Il concerto di Genova è stato, infatti, ospitato, nella bellissima basilica della Santissima Annunziata del Vastato, dalla Comunità di Sant'Egidio che ha devoluto le donazioni raccolte ad una casa per anziani colpiti dal crollo del ponte".

Il numero 7 ritorna sempre...

"La struttura del documentario è dominata dal numero 7 ed è scandita dai 7 giorni del tour musicale, in un percorso armonico e dinamico, come 7 sono i colori dell'arcobaleno ormai scelto come simbolo della Pace. Sette sono le virtù ma anche i vizi capitali, 7 sono i bracci del candelabro ebraico Menorah e 7 gli attributi fondamentali di Allah. Secondo il Corano, 7 sono i cieli creati da Dio, 7 le terre, 7 i mari, 7 gli abissi dell'inferno e 7 le sue porte. Ma anche 7 sono i doni dello Spirito Santo nel Cristianesimo e 7 le divinità mitologiche della cabala ebraica. Solo la musica, che ha sette note, poteva creare questo piccolo miracolo".

Quali musiche ha scelto per il documentario?

"Le bellissime musiche di Vivaldi, Bach, Mozart, Massenet, Strauss sono il filo conduttore del documentario che ospita anche una dolcissima sorpresa: un assaggio della meravigliosa melodia Casta Diva di Bellini. I programmi musicali dei sette concerti sono cambiati in ogni tappa, come sono cambiati i cori che hanno accompagnato l'orchestra. In ogni città sono stati coinvolti i cori delle diverse comunità, spaziando dagli amatori ai professionisti. A Roma vedremo i molti cori del territorio romano che hanno terminato il concerto cantando l'Ave Verum di Mozart, una pagina geniale. La dimensione corale sarà un'altra importante cifra della struttura del documentario, attraverso interviste ai protagonisti dell'orchestra. Il montaggio è molto ritmato, per accompagnare e scandire il racconto di un percorso di musica e vita".

Backstage del concerto nella Basilica della SS. Annunziata del Vastano a Genova (foto l.p.)
Backstage del concerto nella Basilica della SS. Annunziata del Vastano a Genova (foto l.p.)
Backstage del concerto nella Basilica della SS. Annunziata del Vastano a Genova (foto l.p.)

Quali sono stati i progetti di solidarietà che questo progetto ha sostenuto?

"Nel documentario ho raccontato i tanti ponti di solidarietà che sono stati costruiti dalla società civile e dalla musica. La generosità dei giovani musicisti è stata ritmata, a Betlemme, da un'intera giornata dedicata ai bambini palestinesi. Tutti i concerti sono stati un'occasione per accompagnare alla musica un'azione di solidarietà e di cultura: a Forlì e a Roma il pubblico è stato invitato a portare pasta, dolci, farina, riso, dolci natalizi che sono stati distribuiti alle persone in difficoltà. A Bologna il ricavato del concerto è stato donato al Centro Culturale San Martino che si sta facendo carico della salvaguardia e del restauro dell'affresco "La disputa di San Pier Tommaso" degli inizi del 1600: il più grande affresco di Bologna, di circa 104 mq, ancora mai raccontato in televisione".

Ha parlato prima di Sacro e Profano nella struttura del documentario.

"Accanto al percorso spirituale dei giovani protagonisti dell'orchestra, ho raccontato le loro passioni, gli amori nati e sciolti in questi sette anni e la loro visione di futuro. È un'orchestra formata principalmente da tanti amici che stanno realizzando il sogno di unire il loro amore per la musica e per i bambini. Tutti i musicisti hanno contribuito alla perfetta organizzazione dei sette concerti, condividendo la goliardia dei momenti conviviali e le notti insonni per volare da una città all'altra. Passiamo dalle fatiche a Roma per trasportare gli strumenti sulla scalinata della basilica di Santa Maria in Ara Coeli, famosa per la scultura del Bambin Gesù, intagliata con il legno d'ulivo del giardino dei Getsemani, a momenti quasi mistici a Gerusalemme proprio tra gli ulivi millenari di quel giardino dove Gesù, dopo l'ultima cena, lasciò il gruppo degli apostoli per pregare in disparte".

Ci saranno nel documentario approfondimenti sulle sette città che hanno ospitato i concerti?

"In 38 minuti non potevo dipingere tutte le sette città e ho scelto di concentrarmi su Ravenna e Gerusalemme. Ravenna, storicamente ponte tra Oriente e Occidente, perché ha sempre saputo accogliere e integrare culture e religioni differenti, come ai tempi del Re degli Ostrogoti, Teodorico il Grande, che governò l'Italia per 33 anni, dal 493 al 526. Secondo re dei barbari di Roma, Teodorico portò un lungo periodo di pace perché favorì la convivenza tra Germani e Latini e, seppur di religione ariana, non perseguitò mai i cattolici. Sette anni fa, Ravenna ha costruito questo nuovo ponte musicale con Gerusalemme e Betlemme, rinnovando la sua profonda vocazione di prima capitale romana e cristiana. Una città più volte caduta e risorta, ammirata da Carlo Magno che a Ravenna venne a trovare ispirazione per costruire le basi ideologiche del Sacro Romano Impero. Anche il Santo Patrono di Ravenna, Apollinare, veniva dall'Oriente, da Antiochia di Siria, 'qui dove un'antica vita si screzia in una dolce ansietà d'oriente' scriveva di Ravenna il Poeta Eugenio Montale".

Ci vuole svelare l'inizio del documentario?

"Il documentario parte con il primo concerto di Natale nella meravigliosa basilica di San Francesco a Ravenna dove, nel lontano 1321, si svolse la cerimonia funebre di Dante Alighieri. Si aprirà quindi un rimando alla biblioteca classense di Ravenna e potrete ammirare l'antico refettorio, oggi Sala Dantesca, con l'enorme dipinto "Le Nozze di Cana" di Luca e Francesco Longhi.

Cosa vedremo di Gerusalemme?

"Potrete ammirare immagini meravigliose del Muro del Pianto, una sinagoga a cielo aperto, ciò che resta del secondo tempio di Salomone, distrutto dall'Imperatore Tito nel 70 dopo Cristo.

Gli ebrei pregano al Muro del Pianto da duemila anni, ritenendo che quel punto sia il più sacro sulla faccia della Terra e che Dio sia dall'altra parte a sentire le loro preghiere.

E potrete immergervi nella storia nel Santo Sepolcro: la custodia della sua chiave è affidata a due famiglie musulmane e l'apertura della porta segue un preciso cerimoniale integrando i diritti di queste due famiglie". L.P.
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