Prima che il Covid-19 rubasse la scena era il nemico pubblico numero uno. Lo sarà anche dopo. Tre volte più letale di Aids, malaria e tubercolosi messi insieme. L'inquinamento atmosferico miete il 16 per cento di tutte le morti nel pianeta, un numero di vittime stimato in quindici volte superiore alla somma di decessi per guerre, disastri e violenze. Il lockdown imposto dal virus ha fatto intravedere anche ai più scettici quale sia l'effetto delle attività umane sulla natura. Le acque dei canali di Venezia sono tornate limpide, nei mesi scorsi i bimbi delle grandi città cinesi hanno potuto perfino ammirare l'azzurro del cielo.

Uno spettacolo inconsueto, laddove indossare la mascherina mascherina era consigliato ben prima del coronavirus. In Cina il lockdown ha evitato 12 mila morti da smog. Nel 2018 the Lancet Commission on pollution and health, sotto l'egida Oms, pubblicava uno studio sulle patologie responsabili di decessi nell'anno 2015. Un morto su quattro, il 25 per cento. Quasi sempre poveri. Il 92 delle morti premature per inquinamento avviene nei paesi a reddito basso, spesso falcidiati anche da catastrofi naturali e crisi sanitarie. Quasi sempre bambini. La prima infanzia è un target perfetto per emissioni industriali incontrollate, pesticidi, sostanze chimiche di sintesi, scarichi di autotrazione. Già perché nei paesi poveri circolano le nostre vecchie auto. Quelle degli anni '80. Se vogliano farne una questione di soldi lo studio ha evidenziato come le malattie costino fino al 2 per cento del prodotto interno lordo nei paesi poveri. In termini di perdite di welfare si parla di 5 trilioni di dollari, il 6 per cento del Pil mondiale. Conti che dovranno essere aggiornati alla luce della pandemia da coronavirus. Le cause sono note da decenni: l'utilizzo dei combustibili fossili, la deforestazione, le centrali termoelettriche, gli impianti chimici.

Se il pianeta fosse a comportamenti stagni noi sardopatici potremmo dirci al sicuro. Invece è noto come gli effetti si riflettano su tutta Gaia. Quei cattivoni degli scienziati hanno ad esempio dimostrato, studiando l'industria manufatturiera cinese, come nei giorni di forte vento da ovest, quello che soffia verso il Pacifico, ozono, anidride solforosa e ossido di carbonio arrivino in percentuali massicce fino in California. Quale sia la correlazione tra pm 2,5 e malattie pare acclarato, specie in relazione a malattie cardiovascolari e polmonari: infarti, ipertenzione, blocco cardiaco. La Iarc ha inserito l'inquinamento nel gruppo 1 dei cancerogeni. Una delle maggiori cause di morte al mondo, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, trova nel particolato un solido alleato. E poi diabete, demenze e deficit cognitivi. Un menù ricco e articolato. Per tutti i palati.

Uno studio pubblicato dall'Università Bocconi nel 2018 ha calcolato i costi sociali ed economici dell'inquinamento per l'Italia. Le morti premature dovute all' inquinamento da particolato sono cresciute da 462 (2000) a 564 (2015) ogni milione di abitanti. Per l'Italia, l'incidenza sul PIL è del 5.7%. Uno dei principali problemi è legato alla mobilità. Il 50 per cento delle emissioni inquinanti deriva dalle automobili. Manco a dirlo l'Italia è la nazione con più veicoli in rapporto alla popolazione, sono 625 automobili ogni mille abitanti. La media dell'Unione Europea è di 505. Sono 37 milioni di auto, con un'età media di 11 anni. Anche i cambiamenti climatici comportano rilevanti effetti sulla salute umana e degli ecosistemi. Impattano sui fattori sociali e ambientali della salute (aria pulita, acqua potabile, produzione di cibo sufficiente e disponibilità di abitazioni sicure), esacerbando gli effetti di alcuni fenomeni. Ad esempio il calore estremo contribuisce direttamente alle morti da malattie cardiovascolari e respiratorie e aumenta i livelli di inquinamento dell'aria.

I disastri naturali sono responsabili ogni anno di circa 60000 morti. Quasi tutti nei paesi poveri: distruggono abitazioni e servizi essenziali, influiscono sulla qualità dell'acqua. Secondo la WHO, i cambiamenti climatici causeranno circa 250.000 morti in più all'anno tra il 2030 e il 2050, per malnutrizione, malaria, diarrea e stress da calore. I costi diretti per la salute sono stimati tra i 2-4 miliardi di dollari all'anno al 2030. Inquinare fa male alla salute e al portafoglio.
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