"Il momento in cui un uomo si interroga sul significato e sul valore della vita, egli è malato, dato che oggettivamente non esiste nessuna delle due cose; col porre questa domanda uno sta semplicemente ammettendo di avere una riserva di libido insoddisfatta provocata da qualcos'altro, una specie di fermentazione che ha condotto alla tristezza e alla depressione", affermava Freud.

Ansia, attacchi di panico, senso di vuoto e solitudine. È questa l'anticamera della depressione, un limbo di dolore e sofferenza che spesso risucchia la quotidianità, travolgendola come un uragano e trasformandola in una fragorosa solitudine fatta di domande senza risposta.

Sono tanti i fattori che possono indurre gli individui ad uno stato depressivo: la perdita improvvisa di una persona cara, un divorzio difficile da superare, la perdita del lavoro e la difficoltà nel reinserimento. Si tratta di montagne spesso insormontabili in una società estremamente competitiva e piena d'insidie. Situazioni difficili da superare senza un aiuto, per cui molte persone si rivolgono al 118 o alle strutture ospedaliere più vicine che prontamente eseguono gli esami di routine, rilasciando al paziente una terapia di tranquillanti che arginano un malessere che rimane però sempre vivo nel sottobosco dell'anima.

E se ci fosse un'alternativa a tutto ciò? È stata proprio questa l'intuizione che ha avuto cinque anni fa la dottoressa Mariolina Palumbo, Psicologa clinica e coordinatrice del servizio di Pronto Soccorso Psicologico. Un servizio attivo a Roma, nel quartiere Monteverde-Portuense, nel Poliambulatorio di Villa Giuseppina. Il servizio è rivolto a tutti coloro che hanno bisogno di un supporto psicologico per affrontare i momenti critici della vita e che è rivolto a tutti i cittadini, senza limitazione di residenza e senza appuntamento che si trovano in un momento di difficoltà.

"Da settembre siamo anche internazionali - spiega la dottoressa Palumbo - ci sono psicologi inglesi francesi e spagnoli. Ho stretto una partnership con l'ONU e con l'Ambasciata Australiana. Poi abbiamo avviato tutta una serie di contatti internazionali che spero da qui ai prossimi mesi andremo ad avviare".

La clinica romana (foto Angelo Barraco)
La clinica romana (foto Angelo Barraco)
La clinica romana (foto Angelo Barraco)

Come è nata l'idea del Pronto Soccorso Psicologico?

"L'idea nasce dall'esperienza professionale, quest'anno mi accingo a trentadue anni di professione. Ho lavorato sempre nell''underground', nelle frange sociali, e mi sono resa conto che anche l'utenza della psicologia è cambiata, nel senso che c'è un grande bisogno di ascolto, c'è molta solitudine, c'è un senso di irrequietezza sociale molto forte e queste 'non certezze' scatenate dai sensi di incompiutezza che poi portano agli attacchi di panico, attacchi d'ansia che sono veramente trasversali socialmente. Ad esserne colpiti dai più giovani ai più anziani. Noi siamo un avamposto, un luogo dove nell'emergenza psicologica ci siamo, 365 giorni l'anno, festivi compresi, dalle 9 di mattina alle 19.30. C'è uno staff di trenta persone, sono tutti psicologi iscritti all'Ordine. Ho messo dieci anni per poter realizzare questo progetto, e devo ringraziare il dottor Stefano Cogliati Dezza, psichiatra e direttore sanitario di Villa Giuseppina, che è una clinica privata in Roma. Ha realizzato da un anno dei nuovi ambulatori, e all'interno di questi ambulatori noi abbiamo trovato il nostro spazio. Sono molto grata a questa struttura che ha voluto investire nella mia idea, dandomi la possibilità di svilupparla in maniera autonoma".

Come funziona l'assistenza nei confronti dei cittadini che richiedono aiuto?

"Non ci sono appuntamenti. Ci si presenta nel momento del bisogno e non è una psicologia low cost né tantomeno una psicoterapia perché la psicoterapia è una scelta pensata, è un cammino, un percorso. Qui afferiscono persone che non hanno dimestichezza con la psicologia, che però sentono improvvisamente la necessità di essere ascoltati, di trovare qualcuno che gli consenta di superare il momento di crisi, poi magari indirizzarli verso un percorso psicologico e quindi all'avvicinamento di una terapia psicologica. Da un anno e mezzo ci sono i nuovi LEA, che sono piani sanitari dell'Ordine degli psicologi con il ministero della Salute dove lo psicologo clinico è diventato una figura medica a tutti gli effetti. Quindi diamo un'assistenza immediata ad un problema di carattere emotivo, sociale, rispetto ad una problematica che si presenta a seguito di un licenziamento, della scoperta di una malattia, alla scoperta di un fatto traumatico, a stati emotivi che a tutti possono capitare in famiglia. Noi ci siamo per raccogliere l'urgenza. C'è un'ora a disposizione, il costo è di 30 euro. Lo psicologo che ti riceve ti dedica questa ora per ascoltarti e per individuare e soprattutto sopperire al momento del bisogno".

C’è anche un numero a cui possono chiamare?

"Eventualmente possono chiamare, ma non è obbligatorio e necessario".

Che differenza c'è tra l'assistenza che un cittadino chiede al 118 e la vostra?

"Noi non siamo medici e certamente non diamo farmaci. Il 118 è il nostro tradizionale pronto soccorso con tutti i drammi che arrivano minuto per minuto. Chi ha problemi psicologici, come un attacco di ansia, viene messo in attesa e poi giustamente gli si dà un calmante e lo si rimanda a casa. Siamo psicologi, non facciamo il lavoro di altri ma dedichiamo un colloquio di contenimento e di riassesto per ristabilire un equilibrio. Talvolta è necessario reinviare il paziente all'ASL oppure al Pronto Soccorso, è capitato qualche volta ma raramente. La gente capisce la differenza tra il problema psichiatrico e il problema psicologico". Quali sono le fasce di età maggiormente interessate da problemi di natura psicologica?

"I 30-40 anni".

E le problematiche maggiormente riscontrate da quando avete iniziato?

"Ansia, soprattutto per le problematiche lavorative professionali, legate alla gestione familiare. Problemi di coppia, problemi familiari, relazioni familiari, disturbi alimentari, depressioni dovute a situazioni di indigenza, di perdita di lavoro, lutti gravi".

Pensa che questo progetto sia replicabile altrove in Italia?

"Sul tema ho suscitato interesse e ricevuto chiamate un po' da tutta Italia. Con Napoli e con Brescia ci sono già delle conversazioni in atto".

Angelo Barraco
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