Il governo guidato da Mario Draghi ha riordinato i ministeri.

La notizia più importante è la nascita del dicastero della Transizione ecologica, fortemente voluto dai Cinque Stelle e affidato al tecnico Roberto Cingolani, che sotto lo stesso ombrello ingloberà la politica ambientale e quella energetica.

Una trasformazione in chiave green che guarda al piano europeo Next Generation EU, alle nuove esigenze dell'ambiente e allo stesso tempo dell'economia - che l'Agenda 2030 vuole sempre più spostata verso uno sviluppo equilibrato e rispettoso delle risorse naturali - e che coinvolge anche il Mit.

Sotto la guida di Enrico Giovannini, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti cambia infatti nome ed impostazione e diventa il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile.

Entrambe le strutture faranno parte di un Comitato interministeriale, il Cite, presieduto dal Presidente del Consiglio e composto, oltre che dai due ministeri, anche da Mef, Mise, dal dicastero dell'agricoltura, da quello del Sud e da quello della cultura.

Giusto per farci entrare tutti i partiti: oltre ai tecnici e Draghi ci saranno infatti il leghista Giorgetti (Mise), il 5S Patuanelli (Agricoltura), la forzista Carfagna (Sud) e il dem Franceschini (Cultura).

La sua azione dovrà essere rapida: nel decreto di riorganizzazione approvato dal consiglio dei ministri è previsto infatti che entro maggio il Cite presenti un Piano per la transizione ecologica che coordini le politiche di mobilità "dolce e sostenibile", di contrasto al dissesto idrogeologico e di consumo del suolo, di risorse idriche, di qualità dell'aria e di economia circolare.

CINGOLANI - Una "sfida imponente", l'ha definita il protagonista di questo cambiamento, Roberto Cingolani, consapevole di aver davanti "poco tempo: ce lo dicono i dati scientifici sui cambiamenti climatici", ha puntualizzato, evidenziando il significato dell'acronimo del suo ministero, 'MiTE': "La mitezza - ha spiegato il neo ministro - è la virtù perduta che va recuperata e indica il modo con cui opereremo".

Le funzioni raccolte nel dicastero sono molte, moltissime, e in molti casi apparentemente diverse tra loro: dalla conservazione delle aree naturali e della biodiversità alla diffusione di combustibili alternativi e ricariche elettriche; dalla gestione dei rifiuti alla tutela dell'acqua; dalla messa in sicurezza dei siti inquinati alla definizione della politica energetica finora appannaggio del Ministero dello Sviluppo che passa per l'autorizzazione degli impianti di produzione, lo sviluppo delle reti di trasporto dell'energia, la liberalizzazione dei mercati, la ricerca e coltivazione di idrocarburi e per i rapporti con le organizzazioni internazionali competenti in materia.

DIGITALE - Sarà invece parte trainante di un altro Comitato interministeriale, il Citd per la transizione digitale, il nuovo ministro per l'innovazione e la transizione digitale, individuato da Draghi in Vittorio Colao. Il suo compito, ha riassunto lo stesso ministro, sarà quello di fare un vero salto di qualità nel favorire la connessione e la digitalizzazione di cittadini, imprese e pubblica amministrazione, ma anche di "colmare gli storici divari territoriali" del Paese, promuovere l'uguaglianza "di genere e generazionale, offrendo ai giovani solidi percorsi di opportunità e piena cittadinanza".

Il Comitato si occuperà in dettaglio della strategia nazionale per la banda ultralarga, delle reti di comunicazione ma anche del fascicolo sanitario elettronico, delle nuove tecnologie riconducibili all'intelligenza artificiale e della blockchain.

LE ALTRE MODIFICHE - Spacchettate infine le funzioni del finora ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo: nasce da una parte il Ministero della cultura, rimasto in mano a Dario Franceschini, e dall'altra viene istituito il ministero, rigorosamente con portafoglio, del Turismo, guidato dal leghista Massimo Garavaglia. Vi saranno trasferite dunque risorse umane, strumentali e finanziarie.

(Unioneonline/L)
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