Strascico di tensioni all'interno del Movimento 5 Stelle, dopo le dimissioni - arrivate nel giorno di Natale - dell'ex ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti.

L'ex esponente del governo Conte - che ha lasciato l'incarico dopo l'approvazione della manovra, che non contiene i 3 miliardi da destinare all'istruzione che gli sarebbero stati promessi - è finito nel mirino dei pentastellati.

"Mi stupisce che tante voci della leadership del M5S mi stiano attaccando. E per che cosa? Per aver fatto solo ciò che ho sempre detto", ha dichiarato Fioramonti, che si è detto indignato dal "fuoco amico": "Mi sarei aspettato il contrario: sarebbero dovuti essere loro a chiedermi di onorare la parola data invece di fare quello che i politici italiani hanno sempre fatto: finta di niente".

Il capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, intanto non entra in polemica aperta con Fioramonti ma fonti interne al partito parlano di una forte irritazione.

A schierarsi contro di lui c'è anche il suo vice, Stefano Buffagni che ha voluto sottolineare che il ministro degli Esteri "non ha la paternità di questa designazione".

"Se sogna di fare il capo politico, o lanciare il suo movimento verde, sono fatti suoi, ma sono certo che se uscirà dal Movimento si dimetterà", ha aggiunto.

L'ex ministro è al centro delle polemiche anche per le mancate "restituzioni" di parte dello stipendio, onere che ciascun parlamentare pentastellato si è impegnato ad assolvere per "contratto" in occasione della candidatura.

"Non restituisce da dicembre 2018 e non sta quindi rispettando gli impegni presi con i cittadini", attacca ancora Buffagni, mentre Fioramonti ha annunciato che la sua parte sarà devoluta al Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile di Taranto: "Un piccolo gesto per dimostrare che la ricerca ci sta davvero a cuore".

A infiammare il dibattito interno al M5S anche il senatore Gianluigi Paragone.

"I rompic***** i non piacciono più tanto al M5s", ha fatto sapere il giornalista, finito sotto esame del collegio dei probiviri. "Io rischio di essere espulso dal gruppo perché ho detto 'No' ma visto che ai probiviri piace il rispetto delle regole è giusto che anche io chieda il loro intervento: tra quelli che non sono in regola con i pagamenti ci sono ministri, presidenti di commissione... Mi sono rotto le scatole della gente che predica bene e razzola male!", ha aggiunto.

"L'onorevole e ministro Fabiana Dadone che è probiviro dovrà giudicarmi, ma le sue restituzioni sono ferme a 5 mensilità", ha concluso Paragone, annunciando un esposto se non si metterà in regola.

(Unioneonline/F)
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