Tutti i big della politica romana sono in Umbria, in vista del rush finale del voto di domenica.

Non sarà l'esito di questo test comunque locale a segnare le sorti del governo, eppure certamente alimenta il duello eterno tra i due ex vicepremier del governo giallorosso, oggi acerrimi avversari politici, Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

La maggioranza giallorossa, con la sola eccezione di Matteo Renzi ("non ci siamo e non vogliamo esserci", fanno sapere i renziani), scende in campo unita sostenendo il candidato presidente Pd-M5S Vincenzo Bianconi.

E Di Maio approfitta per lanciare una frecciata al centrodestra prendendo come esempio il caso sardo: "Non permettete a nessuno di usare l'Umbria come un trofeo per poi fregarsene da martedì", ha detto. Aggiungendo: "Chiedete ai nostri amici della Sardegna quanto ci è voluto per fare la giunta Solinas".

"L'Umbria come il Lazio o la Sardegna non può essere un trofeo da conquistare - gli ha fatto eco il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti -. Salvini dice 'prendiamoci l'Umbria', non dovrebbe mai dirlo. Bianconi è l'unico a rappresentare il territorio".

"Se gli umbri voteranno domenica con la testa - le parole di Bianconi - noi vinceremo e questa regione cambierà, se voteranno con la pancia sarà dura, saranno cinque anni di sofferenze".

Ottimisti i leader del centrodestra, Matteo Salvini in testa, che sentono la vittoria a un passo con la loro candidata Donatella Tesei. Ai ministri e leader di maggioranza, Salvini risponde schierando in forza i governatori leghisti del Nord, riproponendo il format di Piazza San Giovanni.

"Espugnare un fortino rosso da 50 anni indica come le cose siano cambiate e che la maggioranza del Paese - dice il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi - sia ormai anti sinistra". Ottimista Giorgia Meloni, alla quale non risulta che il candidato "giallorosso" sia in ripresa nei sondaggi, come sostenuto da Nicola Zingaretti.

(Unioneonline/D)
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