No, l'effetto Di Battista sulle elezioni regionali non c'è stato. E se c'è stato era un effetto boomerang.

Per questo il "Che" pentastellato, dopo le regionali abruzzesi e prima di quelle sarde che hanno certificato ancor di più il calo del Movimento, si è fatto da parte.

Senza alcun annuncio, senza preavviso. Si è letteralmente eclissato.

Il 23 dicembre fa un video un po' in stile Ferragnez in cui, mentre la compagna fa mangiare la banana a pezzettini al piccolo Andrea, annuncia il suo imminente ritorno in Italia: "Dopo 16.718 km in bus (più altri su varie imbarcazioni), con qualche chilo in meno noi due e qualcuno in più Andrea, dopo aver visitato nove Paesi, scritto reportage, girato documentari".

Una foto del soggiorno centroamericano (Ansa)
Una foto del soggiorno centroamericano (Ansa)
Una foto del soggiorno centroamericano (Ansa)

Per la sua prima apparizione televisiva bisogna aspettare fino al 12 gennaio, quando si fa intervistare su Nove Tv dall'amico Andrea Scanzi. E subito chiarisce: "Non mi candiderò alle Europee, ma farò campagna elettorale, sono qui per aiutare il Movimento. Nei prossimi 4 mesi darò l'anima per le nostre battaglie".

"Dobbiamo accelerare, attaccare", incalza Dibba.

Proprio quello che i grillini duri e puri si attendevano da lui. Il ritorno del battitore libero che, scevro da responsabilità di governo, può permettersi di attaccare Salvini, di usare toni duri sulle battaglie più care al Movimento e arginare l'inevitabile calo di consensi frutto della svolta governista.

L'ESCALATION ANTI-FRANCESE - È proprio con l'arrivo di Di Battista che prende il via la fase più dura dello scontro con la Francia. Lui e Di Maio vanno subito a Strasburgo in auto, tra una diretta Facebook e l'altra. Una volta giunti nella cittadina francese, ecco l'obiettivo del viaggio, denunciare "l'assurdità" della doppia sede del Parlamento europeo: "Quella di Strasburgo va chiusa, è uno spreco da 200 milioni l'anno".

Non finisce qui, è una continua escalation, quella anti-francese, che Di Battista e Di Maio portano avanti all'unisono. Pochi giorni dopo Dibba va dall'odiato Fazio e fa la sceneggiata strappando un fac simile del franco Cfa, che a suo dire affama le popolazioni africane ed è la causa delle migrazioni verso il nostro Paese. Nulla di più falso: il franco coloniale affamerà pure gli africani, ma stando ai dati del Viminale poco più di un decimo dei migranti arrivati in Italia nel 2018 viene da Paesi che adottano la suddetta moneta. La correlazione, semplicemente, non esiste.

Di Battista con il franco Cfa (frame del video Rai)
Di Battista con il franco Cfa (frame del video Rai)
Di Battista con il franco Cfa (frame del video Rai)

Il gesto del pentastellato viene fortemente criticato dalle tv transalpine, e il ministero degli Esteri francese convoca la nostra ambasciatrice a Parigi.

Dibba ha tempo per "emozionarsi" nel giorno in cui M5S fa l'evento per la presentazione del reddito di cittadinanza, per prendere posizione contro Guaidò ("ma non a favore di Maduro") sulla questione venezuelana, per farsi ospitare da Barbara D'Urso e da Bruno Vespa e per rilanciare sul taglio agli stipendi dei parlamentari, ma anche a quelli di Fazio e Vespa.

Ed è costretto a difendersi da papà Vittorio, che alle "Iene" ammette di aver assunto lavoratori in nero. "Mi sono arrabbiato con lui", dice l'ex deputato in una diretta Facebook.

L'incontro con i gilet gialli (foto Instagram)
L'incontro con i gilet gialli (foto Instagram)
L'incontro con i gilet gialli (foto Instagram)

L'INCONTRO CON I GILET GIALLI - Ma il mirino è sempre su Parigi. Nella ricerca di sponde tra i gilet gialli, Di Battista va con Di Maio in Francia a incontrarne una delegazione. Nella foto postata sui profili social si vede Christophe Chalencon, che più di una volta aveva chiesto un golpe militare contro Macron. È la goccia che fa traboccare il vaso: un vicepresidente del Consiglio di un Paese alleato che senza avvisare Macron va in Francia e incontra un leader golpista. Uno sgarbo istituzionale inaccettabile per Parigi, che richiama il suo ambasciatore a Roma, cosa che non accadeva dalla Seconda Guerra Mondiale. Ci voleva il ritorno di Di Battista dal Guatemala.

A Porta a Porta (Ansa)
A Porta a Porta (Ansa)
A Porta a Porta (Ansa)

LO SCONTRO CON SALVINI - Se lo scontro con Parigi vede protagonisti entrambi i leader, per ovvi motivi con l'alleato leghista Di Maio e Di Battista sono costretti a fare il gioco delle parti, il poliziotto buono e il poliziotto cattivo. Il cattivo ovviamente è Dibba, ma il giochino non funziona.

Punge, Di Battista. "Abbiamo obbligato Salvini a votare il reddito di cittadinanza"; "La Lega ci dovrebbe ringraziare, l'abbiamo ripulita". Si espone sulla Diciotti: "Fossi in Salvini mi farei processare: credo che il processo non sia giusto, ma il Movimento voterà a favore dell'autorizzazione a procedere". Il Movimento lo sbugiarderà dopo qualche giorno, ma il voto sull'autorizzazione arriva quando Di Battista si è già eclissato, ragion per cui si attende ancora un suo commento. Dice anche che la Lega dovrebbe restituire i 49 milioni, "ma Salvini non ha colpe".

Il leader del Carroccio non risponde per le rime, la butta sull'ironia: "Si è riposato ed è tornato bello carico. Di Battista lo stimo, lo invidio anche un po' perché è stato mesi tranquillo con la compagna e il figlio, a scoprire nuovi luoghi del mondo che io da ministro non posso scoprire".

Il vero scontro tra i due arriva sulla Tav: "Basta con questa stronzata di questo buco inutile, se Salvini lo vuole torni da Berlusconi e non rompa i cog***". Pronta la replica del ministro: "Un accordo si può trovare, ma se mi danno del rompicog*** le cose si complicano".

Dibba e Salvini, non un ottimo rapporto tra i due (Ansa)
Dibba e Salvini, non un ottimo rapporto tra i due (Ansa)
Dibba e Salvini, non un ottimo rapporto tra i due (Ansa)

IL FLOP ELETTORALE - Insomma, ha messo in crisi il governo con le sue continue bordate e contribuito all'inasprimento dei rapporti con Parigi. Ma almeno sarà servito a qualcosa? A riconquistare i duri e puri? A riportare al mulino tutti quei voti che M5S, stando ai sondaggi, stava perdendo? No. In Abruzzo Dibba c'è stato, alla campagna elettorale ha partecipato e si è messo in prima linea, accanto al capo politico e alla candidata Sara Marcozzi. Ma il Movimento ha preso solo il 20%, dimezzando i voti ottenuti alle politiche del 4 marzo.

E se Di Battista non fa prendere neanche voti, meglio non minare inutilmente la stabilità del governo. Questo il ragionamento fatto in seno al Movimento, che decide di liberarsi della sua ingombrante presenza.

L'ultima apparizione televisiva (a Di Martedì, il 12 febbraio, due giorni dopo il voto abruzzese) è imbarazzante. Di Battista chiede esplicitamente al pubblico di applaudirlo. È la nemesi: l'agitatore di folle, l'uomo che riempiva le piazze a faceva impennare lo share costretto a chiedere col cappello in mano un timido applauso al pubblico televisivo. La scena diventa virale, e le ironie sul "Che" pentastellato si sprecano.

Dibba no euro (Ansa)
Dibba no euro (Ansa)
Dibba no euro (Ansa)

ECLISSATO - Il 14 gennaio un retroscena del Corriere parla di un incontro a tre fra Di Battista, Di Maio e Pietro Dettori, uomo forte della Casaleggio Associati. Ed è un processo a Dibba: "Dobbiamo recuperare voti, ma se continui così ne perdiamo ancora". Dettori gli avrebbe anche detto che "la strategia di attaccare Salvini non piace alla Casaleggio Associati".

Sarà un caso, ma è proprio da allora che Di Battista scompare dai radar. Finiscono le apparizioni in tv, finiscono le dichiarazioni pubbliche, e i suoi profili social non sfornano più post e dirette a ripetizione. Quello Instagram tace dal 4 febbraio, quello Facebook dal 13, giorno in cui condivide l'intervista andata in onda il giorno prima alla trasmissione di Floris.

Almeno non deve mettere la faccia sulle regionali sarde, nelle quali i 5 Stelle accusano un vero e proprio tracollo - peggiore di quello in Abruzzo - racimolando appena l'11%.

IN TURCHIA - Dove sarà andato a finire Di Battista? Già in India, dove aveva detto sarebbe andato dopo le elezioni europee per fare altri reportage? A quanto pare no, "Il Giornale" lo ha pizzicato pochi giorni fa al Gran Bazar di Istanbul: "Shopping consolatorio", ha commentato.

Tornerà in prima linea per le Europee? Dei quattro mesi in cui aveva promesso si sarebbe dato anima e corpo al Movimento per "attaccare" e combattere per le battaglie grilline, già ne ha saltato uno. Un periodo sabbatico che gli servirà per capire quanto le cose siano cambiate - all'interno del suo stesso Movimento - nell'anno in cui è stato fuori dall'Italia.

Per capire che il giochino del poliziotto cattivo non funziona, perché sparare a zero va bene quando si è all'opposizione, suona ridicolo quando si è al governo.

E per registrare i nuovi orientamenti che sembrano prevalere tra gli italiani. L'astro Di Battista - dopo l'anno di autoesilio in Centro America - è in fase calante, quello Salvini è in continua ascesa. Meglio farsi da parte dunque, in attesa di tempi migliori e in vista di un probabile ritorno in grande stile prima delle Europee. Tanto a mettere in imbarazzo i 5S c'è sempre un altro Di Battista. Che di nome fa Vittorio e di Alessandro è il papà.

Davide Lombardi

(Unioneonline)

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