La Regione Sardegna vuole giustizia nella questione accantonamenti.

Ed è pronta a procedere con un'ingiunzione di pagamento nei confronti del governo e a chiedere la nomina di un commissario ad acta.

Lo farà se entro il 31 gennaio il governo non restituirà i 285 milioni versati e non dovuti dalla Sardegna per il 2018 e non si impegnerà a raggiungere una nuova intesa sulla finanza pubblica, "come gli impone con estrema chiarezza - si legge in un comunicato - l'ultima sentenza della Corte Costituzionale".

Il presidente della Regione, all'indomani della sentenza definita "senza precedenti", ha inviato una lettera con cui chiedeva al premier Giuseppe Conte di applicarla immediatamente. Lettera a cui, per il momento, non è seguita una risposta.

Nel testo inviato una settimana fa Pigliaru scrive che, in caso di mancate risposte, la Regione "si riserva ogni opportuna azione per il soddisfacimento dei suoi diritti e la tutela delle sue attribuzioni".

LA LETTERA DI PIGLIARU - "Con assoluta chiarezza - ha scritto il presidente nella lettera al governo - la Consulta ha stabilito che il legittimo ordine dei rapporti economico-finanziari tra lo Stato e la Regione deve essere ripristinato 'nella sostanza e non solo nella formale petizione di principio', dando attuazione alla 'sentenza n. 77 del 2015' e in considerazione 'del ritardo dello sviluppo economico dovuto all'insularità e dell'evoluzione dei complessivi rapporti finanziari tra Stato e Regione'".

La richiesta è l'immediata esecuzione della sentenza, "con la conseguente restituzione dei relativi accantonamenti fino ad ora applicati, nel rispetto dei criteri stabiliti dalla Corte stessa al fine della rimodulazione dei rapporti finanziari tra lo Stato e la Regione. In difetto di sollecito adempimento - conclude Pigliaru -, la Regione si riserva ogni opportuna azione per il soddisfacimento dei suoi diritti e la tutela delle sue attribuzioni".

PACI: "PRONTI A TUTTO" - "Dopo una sentenza della Consulta che non lascia alcun dubbio - ha detto il vicepresidente Raffaele Paci - siamo pronti a tutto. Abbiamo provato in tutti i modi a farci ascoltare, a chiedere incontri, a spiegare che la situazione è diventata insostenibile. E abbiamo detto tante volte che la Sardegna è sicuramente dalla parte della ragione, perché subisce un prelievo forzoso e ingiustificato, non inquadrato da criteri e regole oggettivi, e non giustificato da un contesto economico problematico, cosa che la Corte Costituzionale ha, con forza, detto in questa sentenza".

"Il Governo - ha concluso - per anni ha fatto finta di niente con Renzi e Gentiloni, e sta continuando a farlo con CinqueStelle e Leghisti. Col precedente Governo abbiamo fatto tanti incontri a Roma nel 2017 e non ci hanno fatto neanche una sola proposta concreta, al Governo Conte abbiamo mandato sette lettere e ci hanno praticamente ignorato. Un atteggiamento davvero inqualificabile, che dopo questa sentenza così chiara e netta, che non lascia alcuno spazio a dubbi o interpretazioni, non è più accettabile". (Unioneonline/D)
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