Rinunciare alla candidatura per la presidenza della Regione è uno choc, ma non significa abbandonare la vita politica nel Movimento 5 Stelle. Sono passati 16 giorni dalla condanna a un anno per abuso d'ufficio a carico di Mario Puddu che ripensa a una sentenza dall'esito inaspettato: "Se non fossi stato convinto dell'assoluzione non mi sarei candidato". Le regole dell'M5S, "che ci sono e vanno rispettate", lo portano ad abbandonare il campo da gioco, convinto che nonostante "il valore del programma e del progetto", anche il candidato sia "ugualmente una figura importante".

Dover dire addio alle regionali le dà più tristezza o rabbia?

"È un bel mix, difficile da spiegare. È difficile spiegare e decifrare il sentimento che sto vivendo perché è come se mi fosse stata portata via la persona amata con cui tutto filava alla perfezione e con cui erano in campo progetti bellissimi. Portata via, per così dire, da 'agenti esterni' al nostro rapporto".

Si aspettava un epilogo di questo tipo?

"No, nella maniera più assoluta. Se non fossi stato totalmente e profondamente convinto dell'assoluzione non mi sarei mai candidato. Pensi, ero abbastanza sorpreso persino dall'essere andato a processo su un fatto del genere, figuriamoci come posso percepire la condanna".

E allora cosa è successo?

"Le faccio un altro esempio: è come se le mettessero una multa per divieto di sosta, ma lei sa bene di aver pagato il disco orario e lo dimostra, eppure alla fine le viene addirittura ritirata la patente! Rimane comunque il massimo rispetto per le decisioni della magistratura".

Tra la sentenza e la rinuncia è passata meno di un'ora. Nemmeno il tempo di un ripensamento?

"Avevo ragionato su cosa avrei fatto qualora mi avessero condannato (e la decisione è quella nota) ma sinceramente non avrei mai pensato che si sarebbe verificato. Ma visto che è andata diversamente, sebbene ancora sconvolto, non ci ho pensato due volte".

Ha pensato di chiedere o le è stata proposta una deroga?

"È stata la domanda più gettonata in queste due settimane e la risposta è no. Le deroghe personali non appartengono a noi del M5S. Magari sarà opportuno affrontare certi ragionamenti ma a bocce ferme e soprattutto quando non si è direttamente coinvolti. Si è più credibili".

Le regole del Movimento rischiano di essere un po' troppo stringenti?

"Ne ha parlato anche Luigi Di Maio a Roma, in occasione della festa Italia 5 Stelle: l'anima rimane la stessa ma il corpo cresce, si evolve, si irrobustisce. E quando si sbaglia e si pesta il muso da qualche parte, si cresce. Esattamente come accade agli esseri umani, l'anima e il cuore rimangono gli stessi. E comunque le regole sono regole e si rispettano. Sempre".

Per il Movimento 5 Stelle, però, adesso la situazione è complicata?

"Diciamo che è un ostacolo imprevisto e tosto, però, come ho già detto, gli ostacoli devono renderci più forti. Questa vicenda farà maturare sia il sottoscritto che il Movimento, per cui, una volta assorbito il colpo, partiremo più forti. Ne sono convinto".

Ma è proprio vero che per le regionali è sufficiente puntare su progetto e programma?

"Sono due elementi importanti, anzi fondamentali, perché tutto deve essere credibile, in primis la forza politica: per dire, perché dovrei dar credito a chi ha proposto un bellissimo programma che però non ha messo in pratica pur avendo avuto tutte le possibilità di farlo quando ha governato? Detto ciò, il candidato, cioè la persona in particolare che rappresenta il gruppo e il progetto, è ugualmente molto importante. Le persone non sono tutte uguali e perfettamente intercambiabili".

Quando annunciò la rinuncia, parlò di un "passo di lato". Continuerà a fare politica?

"Nelle prime ore le avrei risposto che la voglia di dire quella nostra parolina magica (vaffa…) era tanta, ma ho e abbiamo delle responsabilità molto alte. Adesso sono ancora scosso, però non dimentico che il nostro popolo e la nostra terra sono ancora lì che aspettano il loro riscatto, e questo riscatto lo possono avere da noi, non certo dai partiti tradizionali".

Dunque quale sarà il suo ruolo futuro?

"Tutto avviene sempre in modo naturale. Da sindaco mi sono messo a disposizione in tutte le campagne elettorali che hanno visto coinvolto il M5S: europee, referendum, politiche, le ultime amministrative locali. Mi perdoni se lo sottolineo, ma devo ribadire che sono stati tutti dei successi, locali o regionali, quindi figuriamoci se non sarò disponibile anche ora che è in gioco il futuro della mia terra".

Secondo lei, servirebbe al M5S sardo una struttura consolidata?

"Nell'Isola il Movimento è forte, abbiamo migliaia di attivisti, sostenitori ed elettori. La vera sfida ora è andare al governo in Sardegna e realizzare il nostro programma".

Dopo la sua uscita di scena potreste non essere più i favoriti. Chi vincerà le elezioni?

"Un detto sardo dice che is cuaddus si binti a sa torrada. Ci penseranno i sardi a scegliere, ma di una cosa sono certo: farò tutto quanto è nelle mie possibilità per spiegare bene cosa faremo quando saremo al governo della nostra regione".

Ultima cosa: avrebbe votato le bonifiche di Ischia?

"Assolutamente sì. Per Ischia non c'è nessun condono, si dà una mano ai terremotati ischitani che finora sono stati abbandonati".

Matteo Sau

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