Decine di migliaia di persone sono scese in piazza stamani in varie città della Birmania per protestare contro il colpo di stato, sfidando la minaccia dei militari di usare "forza letale" per reprimere ciò che definiscono come "anarchia". Nel frattempo si è appreso che è salito a tre il bilancio dei manifestanti rimasti uccisi nella repressione nel fine settimana, durante il quale una grande folla ha preso parte ai funerali della prima vittima, una ragazza di 21 anni.

Molti uffici pubblici e banche sono inoltre paralizzati dalla campagna di disobbedienza civile.

I manifestanti sono particolarmente numerosi a Rangoon (Yangon), la principale città del Paese, ma sono migliaia anche a Naypyidaw, la capitale, molti dei quali in motocicletta.

Proteste di piazza si registrano anche nelle città di Myitkyina e Dawei.

"Siamo usciti di casa per unirci alla protesta e combatteremo fino alla vittoria", ha dichiarato all'Afp uno studente di 23anni. "Siamo preoccupati della repressione, certo. Ma vogliamo andare avanti. Siamo così arrabbiati!".

LA POSIZIONE DELL'UE - Sul caso è nuovamente intervenuto anche l'Alto rappresentante dell'Ue, Josep Borrell. Arrivando al Consiglio degli Esteri ha commentato: "In Birmania vediamo una violenza crescente a seguito del colpo di stato militare, dobbiamo reagire velocemente alle violazioni dei diritti umani".

Secondo fonti diplomatiche europee, i capi delle diplomazie europee oggi troveranno un accordo politico su misure restrittive mirate.

(Unioneonline/v.l.)
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