Mancano tre settimane all'inizio delle primarie democratiche ma all'ultimo dibattito dem ancora non emerge un vero leader in grado di sfidare Donald Trump.

Rimasti solo in sei (Michael Bloomberg, sceso in campo dopo molte esitazioni i mesi scorsi, non ha ancora fatto decollare la sua candidatura) sono scintille tra i due senatori progressisti Bernie Sanders ed Elizabeth Warren, alleati da sempre ma costretti a farsi la guerra per battere l'ex vicepresidente Joe Biden prima ancora di Trump.

Lei lo accusa di sessimo, lui si difende: "È la mia storia a parlare per me, su YouTube potrete trovare un video di 30 anni fa in cui dico che la vittoria di una donna è possibile".

"Qui su questo palco io e Amy Klobuchar (l'altra candidata dem, ndr) - replica Warren - siamo le uniche che negli ultimi 30 anni hanno battuto un repubblicano. E gli uomini qui sul palco hanno perso tutte le elezioni degli ultimi dieci anni".

Biden cerca di parlare il meno possibile per non rovinare gli ultimi sondaggi che lo danno in crescita proprio in Iowa, il primo Stato in cui si vota e dove fino a qualche settimana fa sembrava fuori gioco.

È costretto a difendersi davvero solo una volta, quando Bernie Sanders tira fuori il suo voto per la guerra in Iraq: "La peggiore decisione della nostra storia insieme alla guerra del Vietnam", dice Sanders. E Biden non lo contraddice: "Ho già detto 13 anni fa che quel voto fu un errore".

Per il resto si dice pronto ad affrontare Trump in un faccia a faccia, a diventare il Commander in chief e a guidare il Paese dall'alto della sua esperienza di otto anni alla Casa Bianca al fianco di Barack Obama.

(Unioneonline/D)
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