Accecato dalla gelosia è arrivato a dopare la figlia della sua compagna, rovinandole la carriera d'atleta.

È un vero e proprio intrigo quello alla base dell'ultimo scandalo doping che ha investito lo sport in Francia.

Al centro Ophelie Claude-Boxberger, 31 anni, campionessa nazionale dei 1.500 metri; e il suo patrigno, Alain Flaccus.

I rapporti tra i due non sono mai stati semplici. Dopo la morte del vero padre della 31enne, ucciso da un elefante durante un safari in Kenya, Flaccus aveva iniziato una relazione con la madre di Ophelie, ma quest'ultima lo aveva presto accusato di aggressione sessuale, salvo poi ritirare la denuncia, forse - è stato detto - per non appesantire ulteriormente la storia familiare. Addirittura, l'uomo è entrato a far parte del suo team, affiancadola come coach.

A rendere ancora più scabrosa la vicenda, il fatto che nel corso degli anni l'atleta abbia iniziato una relazione con Jean Michel Serra, medico federale 56enne, che per lei ha lasciato moglie e figli.

E arriviamo ai giorni nostri: lo scorso settembre la Claude-Boxberger risulta positiva a un controllo anti-doping. La sostanza incriminata è l'Epo, ma Ophelie nega di averne mai fatto uso.

Passano poche settimane e arriva la svolta: la 31enne viene fermata assieme a Flaccus dalla polizia. E, messo alle strette, il patrigno racconta di essere stato lui a farle un'iniezione proibita, dopo averla addormentata durante un massaggio. E l'avrebbe fatto, acquistando la dose da uno spacciatore dell'Est Europa, per vendetta e gelosia.

La vicenda sta tenendo banco sui giornali transalpini, mentre le autorità, sportive e non, proseguono le indagini per chiarirne ogni aspetto e ogni responsabilità.

Dal canto proprio, Ophelie, che continua a proclamarsi completamente innocente, ha dichiarato: "Avevo perdonato Alain perché me l'aveva chiesto mia madre. Ma Alain mi ha tradito per la seconda volta".

(Unioneonline/l.f.)
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