Proseguono gli scontri in Bolivia dove dall'inizio della protesta, innescata dai brogli elettorali che hanno portato alla rielezione a presidente di Evo Morales, sono morte 23 persone a cui vanno aggiunti oltre 700 feriti. La Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh) ha confermato che solo la notte scorsa ci sono state nove vittime.

La situazione più grave si è registrata nella capitale La Paz e vicino a Cochabamba dove la repressione combinata di polizia ed esercito è sempre più cruenta.

Dopo gli incidenti di questi giorni l'ormai ex capo di Stato Evo Morales, travolto dalle contestazioni e ormai dimissionario, ha lanciato un'appello alle forze dell'ordine affinché non utilizzino il pugno di ferro: "L'uniforme delle istituzioni della Patria non può macchiarsi con il sangue del nostro popolo".

Inviti alla pace e alla concordia nazionale sono arrivati anche dalla senatrice del Partito Unidad Democratica Jeanine Anez, autoproclamatasi capo dello Stato ad interim.

Ma la situazione, nel Paese sudamericano, resta più esplosiva che mai.

(Unioneonline/M)
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