Nuova sconfitta parlamentare per il premier Boris Johnson.

La sua mozione per chiedere le elezioni anticipate il 15 ottobre è, infatti, stata respinta dalla Camera dei Comuni con 293 sì contro 46 no e numerosi astenuti (la settimana scorsa c'erano stati 298 sì e 56 no). Il quorum necessario sarebbe stato dei due terzi ma gli oppositori, Labour in testa, hanno confermato il no, chiedendo al premier di assicurare prima che il 31 ottobre non vi sia una Brexit "no deal" nel rispetto della legge pro-rinvio appena varata e che ha ricevuto il "Royal Assent" della regina Elisabetta.

Il provvedimento, approvato a tempo di record e sostenuto dalle opposizioni e da una ventina di deputati conservatori "ribelli", obbliga Johnson a chiedere una proroga della Brexit al 31 gennaio 2020, se entro il 19 ottobre non sarà stato trovato un accordo con Bruxelles o se i Comuni non avranno approvato una legge che prevede la possibilità di un'uscita senza accordo dalla Ue.

Nella serata di ieri, la Camera dei Comuni ha anche approvato una mozione che obbliga il governo a rendere pubblici tutti gli atti relativi ai preparativi per il "no deal", compresa la decisione di chiudere forzatamente il Parlamento.

Quella di ieri sera è stata infatti l'ultima seduta dei Comuni prima che scatti la "prorogation", e cioè la chiusura, di 5 settimane imposta da Johnson.

"Le opposizioni pensano di capire le cose meglio del popolo, credono di poter rinviare la Brexit senza chiedere al popolo britannico di dire la sua in una elezione", il commento di Boris Johnson dopo il no dei Comuni alle elezioni immediate. "Questo governo andrà avanti per trovare un accordo" con l'Ue malgrado "le diversioni dell'opposizione", ha quindi ribadito il premier Tory, escludendo però "alcun rinvio" oltre il 31/10 e invitando le opposizioni a "riflettere" durante la sospensione dei lavori.

Il Parlamento riaprirà il 14 ottobre, in occasione del "Queen's Speach", il discorso della regina, che inaugura una nuova sessione. I Comuni hanno tenuto anche un secondo dibattito di emergenza, chiesto dal leader laburista Jeremy Corbyn, per sottolineare "lo stato di diritto e l'obbligo dei ministri di rispettare la legge". Corbyn ha chiesto al premier, che era assente dall'aula, di "rispettare il suo incarico e accettare la decisione presa dal Parlamento".

(Unioneonline/v.l.)
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