Ancora caos in Venezuela.

A Caracas sono in programma manifestazioni delle due fazioni che si contrappongono nella crisi politica che sta dilaniando Paese sudamericano: nelle stesse ore, in due distinti cortei, scenderanno in piazza sia i sostenitori di Nicolas Maduro, che festeggeranno i vent'anni della "rivoluzione bolivariana" di Hugo Chavez, sia quelli del suo oppositore, Juan Guaidò, autoproclamatosi presidente ad interim.

Questi ultimi tornano a chiedere la convocazione di nuove elezioni presidenziali. Un'opzione respinta più volte dal leader chavista, che si è invece detto aperto alla possibilità di anticipare la data delle politiche.

Il presidente dell'Assemblea generale ha chiesto di "scendere in strada in tutto il Venezuela e nel mondo con un obbiettivo chiaro: sostenere l'ultimatum dell'Unione Europea", che scade domenica.

Giovedì l'talia è stato l'unico dei Paesi Membri a bloccare la proposta avanzata dal ministro degli Esteri svedese Margot Wallstrom, che prevedeva il riconoscimento del ruolo di Guaidò come presidente ad interim fino a nuove elezioni.

All'interno del governo gialloverde a esprimere resistenze al riconoscimento del leader dell'opposizione è il Movimento 5 Stelle, che teme che questo possa portare a una guerra civile nel Paese.

"Il cambiamento lo decidono i cittadini venezuelani", ha fatto sapere ieri il vicepremier Luigi Di Maio, che ha rimarcato che l'Italia sta "dalla parte della pace e della democrazia, quindi dobbiamo creare tutti i presupposti per favorire nuove elezioni.

USA: "NON È ESCLUSA L'OPZIONE MILITARE" - Sulla situazione venezuelana è tornato a parlare il presidente americano Donald Trump, che non ha escluso l'ipotesi di un coinvolgimento militare degli Stati Uniti.

"Non voglio dirlo, ma è sempre un'opzione. Tutto è un'opzione, non ne tolgo nessuna dal tavolo", ha detto il capo di Stato.

Contro Maduro si è invece scagliato il consigliere per la Sicurezza nazionale americana, John Bolton, che ha dichiarato che, se non accetterà di lasciare il potere con le buone, "potrebbe finire a Guantanamo", la base statunitense sull'isola di Cuba utilizzata per rinchiudere persone accusate di terrorismo.

"È meglio che scelga il pensionamento su una spiaggia carina, piuttosto che trovarsi a frequentare un'altra spiaggia come Guantanamo", ha aggiunto.

(Unioneonline/F)
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