"Tra settembre e ottobre 1944, scattai una foto con tre bambini in una casa da poco liberata, se sono ancora vivi vorrei ritrovarli".

Comincia così l'appello di Martin Adler. Oggi quel soldato con l'elmetto ha 96 anni: originario del Bronx, sta cercando disperatamente di ritrovare e poter incontrare quei tre bambini spuntati fuori da una cesta, durante un giorno di combattimento alla fine di settembre o l'inizio di ottobre del 1944, lungo la Linea Gotica nell'Appennino Tosco-Emiliano, tra le valli del Santerno, dell'Idice e del Sillaro.

Adler oggi vive a Boca Raton in Florida: all'epoca, appena ventenne, combatté in Italia contro i nazifascisti con la 85th Infantry Division Custermen, addetto all'armamento pesante della compagnia D del 339th Infantry Regiment.

Un giorno con il compagno John Bronsky (soldato originario di Philadelphia morto da qualche anno) entrò con il mitra in pugno in una casa: "Non ricordo il nome del paese. Entrammo in quell'abitazione. C'era un grande cestino di legno dal quale uscivano strani rumori. Io e John avevamo già il dito sul grilletto pronti a sparare, potevano esserci dei tedeschi. Poi un urlo e una donna che corse incontro urlando 'bambini, bambini!'. Era la loro mamma che urlava! Ci fermammo e da quel grandissimo cesto sbucarono tre splendidi fanciulli, due bimbe e un bimbo".

"Feci il più bel sorriso del mondo ed io e John iniziammo a ridere, felici di non aver premuto quel grilletto. Non ce lo saremmo perdonati tutta la vita". Martin pensò subito di scattare una fotografia. "Chiesi alla mamma il permesso - ricorda ancora - lei mi fece capire che i bambini non erano pronti...". Quella donna li vestì di tutto punto e solo allora permise al soldato di fotografare i suoi bambini: "Fu il momento più bello in quell'inferno chiamato guerra", racconta Martin che a novembre venne ferito e mandato all'ospedale di Napoli.

"Sono ancora vivi? C'è qualcuno che si riconosce? Forse loro, o i loro figli. Mi piacerebbe parlare con loro e perché no quando finirà questo virus incontrarci di nuovo e abbracciarci. Proviamoci, sarebbe una favola di Natale ritrovarci tutti insieme". Su Facebook l'appello, divulgato tramite la figlia Rachelle e lo scrittore e giornalista reggiano Matteo Incerti, è già diventato virale, con oltre 1.200 condivisioni e centinaia di commenti.

(Unioneonline/D)
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