Si aggrava la situazione in Lombardia, già epicentro del coronavirus nella prima fase.

Sono oltre 4mila i nuovi positivi registrati oggi in Regione (a Milano ben 1.858), a fronte di circa 36mila tamponi eseguiti, con il rapporto tamponi/positivi che sale circa all'11% rispetto al 9,3% di ieri.

Trecento persone sono ricoverate in reparti Covid e una decina in più sono i pazienti in terapia intensiva. Sono numeri record per la Lombardia, dove proprio oggi è stata firmata l'ordinanza che prevede lo stop agli spostamenti salvo che per comprovate esigenze dalle 23 alle 5 del mattino.

L'ORDINANZA - Ulteriori limitazioni vengono introdotte con una seconda ordinanza, firmata sempre oggi da Fontana in condivisione con i sindaci della città capoluogo di provincia della regione. Confermata almeno per i prossimi tre week end la chiusura delle grandi strutture di vendita e i negozi al dettaglio dei centri commerciali, disposizione che non si applica alla vendita di generi alimentari, farmacie e parafarmacie.

Misure più stringenti rispetto a quanto previsto, invece, sulla scuola: nelle versione definitiva del testo, da lunedì le lezioni degli istituti superiori e professionali potranno svolgersi solo con didattica a distanza, mentre per gli altri è raccomandato di organizzare "nel più breve tempo possibile" lo svolgimento della Dad.

Per lo sport di contatto dilettantistico restano sospese gare e competizioni locali, provinciali e regionali. Possono, invece, essere svolti gli allenamenti in forma individuale a condizione che siano osservate le misure di prevenzione dal contagio. I ristoranti potranno restare aperti fino alle 23, con tavoli al massimo di 6 persone. Stesso orario di chiusura per i bar, dove però dalle 18 in poi il servizio sarà consentito solo al tavolo. Le attività commerciali avranno inoltre l'obbligo di esporre un cartello con il numero massimo di persone che possono essere ammesse all'interno, al fine di evitare gli assembramenti.

FOCOLAIO AL SACCO - Intanto all'ospedale Sacco sono stati riscontrati più di venti casi tra infermieri e pazienti ricoverati nel reparto di cardiologia, di conseguenza chiuso.

Al momento non si accettano altri malati nel reparto, come conferma la direttrice sanitaria dell'ospedale, Lucia Castellani: "Abbiamo chiuso il reparto la settimana scorsa dopo che una ventina circa degli infermieri del reparto, tra sintomatici e asintomatici, è risultata positiva nonostante il rispetto assoluto delle misure di sicurezza e l'uso dei dispositivi di protezione", precisa.

Probabilmente il contagio "è avvenuto all'esterno dell'ospedale - continua Castellani -. Anche 5 pazienti sono risultati positivi, ora trasferiti al reparto di malattie infettive. Gli altri, risultati negativi al tampone, vengono comunque tenuti sotto stretta sorveglianza nel reparto di cardiologia, in cui ovviamente è stata fatta la disinfezione ambientale, per verificare che non risultino positivi al virus nel periodo finestra".

RICCIARDI: "METROPOLI FUORI CONTROLLO" - Alcune aree metropolitane come Milano, Napoli e probabilmente Roma, sono già "fuori controllo dal punto di vista del controllo della pandemia", ha detto Walter Ricciardi, professore di Igiene generale e applicata all'Università Cattolica e consigliere del Ministro della Salute Roberto Speranza.

"Hanno numeri troppo alti per essere contenuti con il metodo tradizionale del testing e tracciamento - ha scandito durante il webinar 'Pandemia di Covid-19 in Italia: riflessione sugli aspetti epidemiologici, clinici e di Sanità pubblica', organizzato dall'Università Cattolica -. E, come insegna la storia di precedenti epidemie, quando non riesci a contenere devi mitigare, ovvero devi bloccare la mobilità. Ci troviamo come nel 1.400 a Venezia, nonostante le tecnologie di cui disponiamo".

Nel nostro Paese, ha aggiunto, "le decisioni prese sono sempre state basate sull'evidenza scientifica e, in linea di massima, sono state recepite dalla politica nella prima fase della pandemia". Un coraggio dimostrato dal ministro della Salute sin dall'inizio, "quando, nella prima fase, a Bruxelles, ci guardavano come dei pazzi davanti all'idea di chiudere un intero paese, mentre lo avrebbero fatto presto anche loro". Ma le cose sembrano essere cambiate: "Ora anche l'Italia, avendo fatto eccezione nella prima fase, si è accodata a quello che è il modello decisionale di altri paesi, i cui leader politici non hanno avuto il coraggio, la capacità e la tempistica di prendere decisioni giuste al momento giusto".

(Unioneonline/D)
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