In questa seconda ondata di coronavirus in Italia il Sud è "messo peggio" del Nord.

Lo ha detto Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, nel corso di un convegno in Regione Lombardia a Milano.

Paradossalmente nelle zone più colpite a marzo l'epidemia non è ripresa: "A Bergamo non c'è più - ha spiegato Remuzzi - non c'è un singolo paziente in rianimazione, non c'è un paziente in pronto soccorso. In Lombardia c'è molto poco perché ci sono 30 malati in rianimazione che sono sempre quelli".

Dunque mentre "prima c'era una grave manifestazione dell'epidemia al Nord, una un po' meno grave al Centro e zero al Sud, adesso ci sono ancora tre epidemie, con un decimo dei pazienti che avevamo prima, ma è al contrario: al Nord niente, al Centro molto di più e c'è molto in Campania, Puglia, Calabria e Sardegna, dove prima non c'era nulla".

La spiegazione di questa inversione geografica dell'epidemia è, per Remuzzi, nel fatto che al Nord "dopo lo spavento preso, siamo molto più attenti degli altri" e si è sviluppata "una certa immunità, che non è di gregge ma di anticorpi: chi ha avuto contatti con il virus, ammalati o meno, ha sviluppato anticorpi che sono attorno al 15-20% a Milano e in Lombardia, a Bergamo tra il 30 e il 50%. Chi ha avuto più circolazione del virus, ora è più protetto: si tratta di avere pazienza e mi auguro che sia così fra un paio di mesi anche per il Sud".

(Unioneonline/D)
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