"E' veramente strano constatare che la verità porti alla contrapposizione tra scienziati. Questo non è bello per chi ci ascolta".

Alberto Zangrillo, direttore delle Unità di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare dell'ospedale San Raffaele di Milano, ribadisce quanto detto ieri a "Mezz'ora in più": "Ho dichiarato, e lo ripeto, che 'il virus è clinicamente inesistente'. Non ho mai affermato che il virus è mutato, e soprattutto ho visto con i miei occhi le drammatiche conseguenze dell'epidemia nella sua fase acuta".

Parole che hanno scatenato una vera bufera tra gli esperti, con prese di posizione anche da parte di componenti del Comitato tecnico-scientifico.

Su questo, ha detto Zangrillo a Radio24, "una cosa che trovo fastidiosa di questo Paese è che i clinici siano da una parte e gli scienziati dall'altra. Noi dobbiamo intenderci sulla qualifica di scienziato, perché se andiamo a vedere i parametri io sono molto più scienziato di tanti autoproclamatisi scienziati, anche facenti parte del Comitato tecnico-scientifico".

"In Italia e nel mondo - ha sottolineato il primario - per essere scienziati bisogna produrre scientificamente e la produzione scientifica ha dei parametri molto precisi: basta andare nei motori di ricerca e nelle librerie internazionali e vedere quello che ha prodotto scientificamente Zangrillo. E alla fine se vogliamo facciamo la classifica". Quanto alle affermazioni finite al centro delle polemiche, "non sono assolutamente pentito", ha aggiunto Zangrillo.

"La mia dichiarazione - ha detto all'Adnkronos - nasce dall'osservazione clinica, dal confronto con la direzione scientifica e la componente clinica multidisciplinare della mia università di appartenenza".

LO STUDIO - Lo studio cui fa riferimento Zangrillo è quello coordinato da Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia, ed è in via di pubblicazione sulla rivista Clinical chemistry and laboratory medicine.

Secondo l'analisi, il virus SarsCov2 si replica molto meno rapidamente ora rispetto a un paio di mesi fa e la carica virale a maggio è 10 volte inferiore che a marzo.

L'indagine, spiega all'Ansa Clementi, "è partita dall'osservazione fatta dai medici di Terapia intensiva e dei reparti Covid sulla minore gravità della malattia e minor ricorso al ricovero in terapia intensiva". Dopo aver escluso che il virus avesse subito mutazioni genetiche significative, i ricercatori, con una tecnica di analisi molecolare, hanno studiato la velocità di replicazione del virus. Il confronto è stato fatto analizzando le quantità di virus presenti nei tamponi di 100 malati Covid, ricoverati nella prima metà di marzo, e 100 nella seconda metà di maggio.

CAPUA: "IL VIRUS NON E' CAMBIATO" - "Non è il virus che è cambiato, siamo noi che abbiamo imparato a proteggerci e a difenderci".

Così la virologa Ilaria Capua risponde su Radio2 alle parole di Zangrillo: "Io credo, immagino e interpreto quello che dice Zangrillo dall'altro lato: non è il virus che è cambiato, siamo noi che abbiamo imparato a proteggerci e a difenderci. Noi adesso - ha detto - abbiamo innanzitutto una malattia che sappiamo curare, perché cinque mesi fa non la sapevamo curare. Abbiamo messo in piedi un sistema di controllo, anche di attenzione precoce ai pazienti che possono avere le forme più gravi, e abbiamo capito quali sono le categorie più fragili".

"E quindi - ha aggiunto Capua - il fatto che clinicamente l'infezione sia scomparsa è sostanzialmente quello che diciamo da tempo. Cioè: noi dobbiamo arrivare non a bloccare la circolazione del virus, perché questo è impossibile. Noi appiattendo la curva, tenendoci le mani pulite, tenendo il distanziamento fisico, abbiamo fatto in modo che il virus infettasse sempre meno persone. E di queste sempre meno diventano gravi. E, se pure diventassero gravi, ormai si sa trattarle. Lui (Zangrillo, ndr) non ha detto che il virus è cambiato. Il suo 'clinicamente' non si riferisce al virus ma a noi, che siamo diventati bravi a trattarlo", ha concluso Capua.

(Unioneonline/D)
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