"Volevano uccidere me".

Così Matteo Salvini, parlando da Genova, in merito al sequestro di un missile Matra e di numerose armi da guerra effettuato ieri a Torino dalla Digos.

Secondo il ministro dell'Interno, gli investigatori sarebbero riusciti a sgominare il gruppo neonazista ucraino che nascondeva l'arsenale grazie a un'indagine partita da alcune minacce rivolte proprio a lui.

"L'ho segnalata io. Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno. I servizi segreti parlavano di un gruppo ucraino che attentava alla mia vita. Sono contento sia servito a scoprire l'arsenale di qualche demente".

Il capo del pool anti-terrorismo della Procura, Emilio Gatti, ha però escluso l'ipotesi di un attentato in fase di preparazione contro il vicepremier, definendo l'ipotesi "senza consistenza investigativa".

La Polizia di Stato, inoltre, parla di "indagini iniziate un anno fa quando la questura di Torino, aveva monitorato alcuni combattenti italiani con ideologie oltranziste responsabili in passato di aver preso parte al conflitto armato nella regione ucraina del Donbass".

Dopo la scoperta delle armi tre persone sono finite in manette, ma oggi un'altra persona, residente a Bologna, è stata iscritta nel registro degli indagati.

(Unioneonline/l.f.)
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