"Dopo aver salvato 65 naufraghi navighiamo ora verso Lampedusa".

Così su Facebook la ong Sea-Eye sulla Alan Kurdi, la nave che ha soccorso i migranti al largo della Libia e ora si sta dirigendo verso nord, incurante dell'avvertimento del titolare del Viminale: "Se ne occupi la Germania, non verranno in Italia".

"Non ci facciamo intimidire da un ministro dell'Interno, piuttosto ci dirigiamo verso il porto sicuro più vicino - scrive la Sea Eye -. La legge del mare dovrebbe essere applicata sempre, anche se un rappresentante del governo si rifiuta di seguirla".

In mattinata una motovedetta della Guardia di Finanza ha notificato al comandante dell'imbarcazione il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali italiane.

Intanto restano in mare i migranti del veliero Alex (solo 13, donne e bambini, sono stati portati a terra): Malta ha concesso l'accoglienza (in cambio di migranti "maltesi") ma l'Ong Mediterranea Saving Humans, secondo il Viminale, rifiuta la destinazione. Un comportamento che, dice il ministero dell'Interno, è una "provocazione" e dimostra che l'organizzazione si preoccupa di ottenere "l'impunità".

"Non è vero che abbiamo rifiutato Malta e non cerchiamo impunità - ha precisato la ong -. Non è vero che Alex ha rifiutato di andare a Malta. Ha accettato La Valletta come porto sicuro da ieri notte, pur nella consapevolezza dell'assurdità di non permettere lo sbarco nel porto sicuro più vicino di Lampedusa. Questo per preservare i naufraghi a bordo dallo spettacolo indecente di giorni di trattative in mare".

"Quello che abbiamo chiesto sono però delle garanzie per la sicurezza dei naufraghi e per la nostra, tra le quali quella di navigare con a bordo solo con 18 persone equipaggio incluso, perché questo è il numero massimo di portata della nostra barca a vela - sottolinea -. Abbiamo chiesto inoltre di potere sbarcare le poche persone migranti che avremmo così a bordo al limite delle acque territoriali maltesi. Questo perché da italiani non vogliamo essere sottoposti al regime di un paese straniero che in passato ha sequestrato le navi della società civile senza alcuna procedura di trasparenza".

"Questo non significa affatto cercare impunità, perché cerca impunità chi ha commesso dei reati, e non è questo il nostro caso. Abbiamo persino rispettato il divieto di non entrare in acque italiane, nonostante un giudice abbia appena chiarito che il decreto sicurezza bis non si applichi alle navi che hanno effettuato un soccorso - prosegue Mediterranea -. Ma forse è questo il problema del governo italiano, non avere sponda per attaccarci. E per questo cerca di ordire trappole altrove, con un assurdo scambio di ostaggi (Italia prende 50 migranti da Malta in cambio di quelli che abbiamo a bordo) con un'operazione crudele e anche economicamente ingiustificabile".

(Unioneonline/D)
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